mercoledì 28 giugno 2023

L'ALLENATORE - John Grisham

C'è una cosa curiosa che ho scoperto appena ho iniziato a sfogliare questo libro: il titolo originale era diverso dall'edizione italiana ed è una parola che solitamente fa venire i brividi ad ogni sportivo. Qual è? 

Bleachers - GRADONI

Chi si è occupato di scegliere il titolo dell'edizione italiana ha tenuto conto solo del protagonista ma non dell'emozione che Grisham voleva trasmettere fin da subito. Ogni sportivo infatti sa che basta la parola gradoni a far venire i sudori freddi ad ogni atleta di qualsiasi categoria. Correre sui gradoni, saltare sui gradoni, sono tutta una serie di esercizi ed allenamenti altamente stancanti quasi sempre vissuti come una sorta di punizione e sarebbe stato davvero un titolo calzante anche se... forse avrebbe colpito solo quella parte di lettori che ha praticato sport ad un certo livello. link recensioni libri

Il fatto è che il romanzo è cosparso di sudore, stanchezza, dolore e tristezza e secondo me può essere apprezzato e compreso appieno solo da chi ha praticato uno sport di squadra di livello medio-alto. 

Il protagonista in verità non è Eddie Rake, l'allenatore, anche se tutti i protagonisti del romanzo sono tornati in città non appena ricevuta la notizia delle sue condizioni critiche. Il protagonista è Neely Crenshaw, un suo ex giocatore degli Spartans, ma non uno qualunque, uno dei più promettenti, uno di cui era stata ritirata la maglia, uno con un futuro da star già scritto la cui folgorante carriera venne interrotta da un tragico infortunio al ginocchio.

Radunati sugli spalti del loro ex campo di allenamento e gioco, gli Spartans delle diverse annate si trovano a

ricordare i tempi andati in cui erano gli idoli della città di Messina e a fare i conti con il tempo che passa. Ognuno di loro ha in comune il ricordo delle vittorie ma soprattutto dei sacrifici, degli allenamenti estenuanti e dalle grida incessanti del loro coach Rake che non ammetteva sconfitte e che era riuscito a macinare record incredibili. Ma a che costo? Tra i titoli di quel grintoso allenatore c'erano centinaia di giocatori arresisi alla durezza dei suoi allenamenti e perfino un morto, un giovanissimo atleta stroncato dal caldo dopo aver fatto una delle tipiche ripetute di Rake sui gradoni. 

Qualcuno amava Eddie Rake? A lui non importava, importava vincere. Anche a costo di finire a botte con uno dei suoi giocatori migliori. Quindi tutti odiavano Eddie Rake? Come dice Neely a fine racconto: si, a giorni alterni. Perché Rake era un fanatico che spremeva i suoi atleti fino all'ultima goccia di energia ma il suo carisma era tale e tanto che andava oltre il campo da gioco, che tutti loro cercavano la sua approvazione anche quando avevano smesso di essere dei giocatori di football

Un uomo capace di far sapere "al mondo" dov'era Messina sulla mappa, un uomo che per primo portò l'integrazione razziale in campo e un uomo che li fece partecipare a qualcosa di indimenticabile.

Qualcosa che solo uno sportivo può comprendere appieno: l'adrenalina della partita e dello scontro, la soddisfazione di uno schema venuto a meraviglia, il vomito per la ripetizione infinita di esercizi noiosi, l'entusiasmo trasmesso dai tifosi, la consapevolezza di avere un posto riconosciuto nel mondo e la sensazione di sentirsi speciale e di aver vissuto qualcosa di unico e irripetibile che niente nella vita è capace di eguagliare.

Neely non è un gran personaggio, l'incontro con la sua fiamma adolescenziale è abbastanza imbarazzante anche, ma L'allenatore è un libro che si legge velocemente e che ci fa domandare spesso: come andrà a finire? Perché se il destino di Rake è segnato (si scopre dopo poche pagine che è in fin di vita), è interessante cercare di capire se i suoi ragazzi si sono ritrovati, se amano ancora passare tempo insieme e... se sono stati capaci di perdonarlo.

La figura di Rake l'ho trovata controversa: a parte il suo lato motivazionale non escono tratti positivi  sul suo personaggio che nella lettera scritta prima di morire si scusa per la sua incapacità di provare amore per i suoi atleti. Basta quello e le sue "opere di buona volontà" dopo il licenziamento a rivalutarlo come persona? Per me no, Rake finisce tra i cliché sugli allenatori vincenti che dovrebbero essere dei sergenti di ferro dal cuore di pietra (e dal pugno facile). Su una cosa però concordo: "i timidi e i pavidi non hanno posto tra i vincitori. Coloro che non corrono rischi non ricevono ricompensa". 


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