martedì 4 luglio 2023

L'ELEGANZA DEL RICCIO - Muriel Barbery

Una bambina di 12 anni che si vuole suicidare; una portinaia di un palazzo signorile appassionata d'arte; un uomo giapponese capace di vedere oltre le apparenze. Tre persone accomunate dalla residenza nello stesso palazzo e da un'empatia più unica che rara che uniranno i loro destini cambiandoli forse per sempre.

Poco prima di finire L'eleganza del riccio ho pensato con gioia "finalmente sto leggendo un bel libro!".

Ed ero ancora più felice perché la settimana prima mi ero avvalsa con coraggio del 3° diritto del lettore secondo Pennac ovvero il diritto di non finire un libro (un testo motivazionale veramente pedante). 

L'eleganza del riccio è un libro che "ritorna" nella mia vita: la prima volta che ne sentii parlare fu più di dieci anni fa da una compagna di squadra e ormai erano quasi un paio di anni che stazionava su una delle mie mensole di libri in attesa di essere sfogliati. 

Si dice però che ci sia un tempo per ogni cosa e penso davvero che questo sia stato il momento giusto per l'incontro con il romanzo di Muriel Barbery.

Raramente mi è capitato di ridere, e di piangere, così tanto leggendo un libro. Forse perché ha toccato qualcosa che ho vissuto molto da vicino: mia madre ha fatto per una vita la portinaia come la protagonista de L'eleganza del riccio, la signora Renée Michel e molti passaggi mi hanno ricordato gli sguardi dei condomini verso di lei, il loro atteggiamento e quelle dinamiche che la Barbery ha saputo descrivere così verosimilmente. 

Una portinaia con una passione tale per la lettura da battezzare il suo gatto Lev come il Levin di Anna Karenina di Tolstoj. Ma una passione segreta però, tenuta nascosta per mantenere l'immagine della portinaia gretta e sciatta che i condomini si aspettano da lei e dal suo "ruolo".

Perché mostrarsi per quello che si è a persone che non sono in grado di riconoscere le proprie ipocrisie e pregiudizi? Ma soprattutto perché destabilizzare delle "credenze" in chi ragiona ancora per compartimenti stagni, per categorie e per classi sociali?


Vive così una doppia vita la signora Michel, biascicando frase fatte male ai condomini molesti e rifugiandosi appena possibile nel retro della guardiola tra le pagine di testi che spaziano dai romanzi ai trattati di filosofia. Un giorno però qualcosa cambia: un vecchio condomino scorbutico muore ed al suo posto arriva

un elegante signore giapponese che sembra vederla davvero per quella che è. A monsieur Ozu basta sentire il nome del suo gatto e cogliere la (mezza) citazione di Tolstoj per capire che Renée è diversa da come cerca di apparire: dentro di lei si nasconde un animo sensibile ed attento, un'anima affine che cercherà di corteggiare tra una cena a casa ed un film in videocassetta. E poi c'è Paloma, la figlia più piccola del politico, la ragazzina che cerca (e trova) rifugio sulla poltrona in portineria per l'incredulità della madre nevrotica. Ed è con Paloma che Renée si scioglie raccontando della sua infanzia e di sua sorella e scoprendo che forse vivere non è poi così male. Solo che poi il destino ci si mette di mezzo e quel fantastico e strimpellato equilibrio che i tre strani amici avevano creato si interrompe a causa di un incidente. La signora Michel muore per aver tentato di salvare il clochard ubriaco della strada vicina. Muore ripensando alla sua vita, alla sua amica Manuela, al suo tenero marito, al suo amato gatto e a quei due esseri speciali che aveva conosciuto da poco e che per la prima volta in vita sua l'avevano fatta sentire una persona, amata.

L'eleganza del riccio finisce in tragedia e quasi non sembra vero. Ci si aspetta un happy end che non arriva ed ogni pagina che si avvicina alla fine è una lenta stilettata dolce amara. Si ride nella disperazione ed è forse una delle sensazioni più forti che si possa provare nella vita, un pregio davvero unico di un libro che ci colpisce per la capacità di coinvolgerci come se fosse una storia vera, una vita reale. 

Se devo trovare un difetto a questo romanzo è l'alternarsi dei punti di vista tra quello di Renée e della ragazzina (personaggio poco verosimile). 

In generale però è stato un bel viaggio che mi ha fatta pensare ed emozionare molto!


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In realtà temiamo il domani solo perché non sappiamo costruire il presente,e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani,e rimaniamo fregati perché domani finisce sempre per diventare oggi,non so se ho reso l’idea.
Quindi non bisogna affatto dimenticare.
Occorre vivere con la certezza che invecchieremo e che non sarà né bello,né piacevole,né allegro.
E ripetersi che ciò che conta è adesso:costruire ora qualcosa,a ogni costo,con tutte le nostre forze.
Avere sempre in testa la casa di riposo per superarsi continuamente e rendere ogni giorno imperituro.
Scalare passo dopo passo il proprio Everest personale,e farlo in modo tale che ogni passo sia un pezzetto di eternità.
Ecco a cosa serve il futuro:a costruire il presente con veri progetti di vita.

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