Ce lo chiedono ogni giorno decine di volte eppure sappiamo bene che è solo una forma di cortesia: a nessuno importa sapere davvero sentire la risposta, sapere effettivamente come stiamo. Soprattutto quando stiamo male. Troppo cinica?
Eppure capita, no? Al posto di dire “tutto
bene” buttiamo lì un “eh… non tanto”, magari guardando per terra.
Non è che non ne siamo sicuri. E’ che sarebbe troppo brutto vedere la faccia di
chi ci sta davanti, la faccia di chi pensa: “no cioè ma mi hai detto davvero che stai male? E ora cosa vuoi che dica/faccia?”.
In ogni caso, sia che diciate bene, sia che diciate così-così, le conversazioni dureranno poco. A meno che non incontriate qualcuno che
è passato dalla vostra stessa situazione, troverete non solo poco conforto ma anche poca presenza, poco ascolto, semplicemente… poco.O almeno è quello che ho trovato
io in quest’ultimo periodo in cui ho scoperto di avere un dolore poco
comune: nonostante l’abbia detto a molte persone non ne ho trovata una
realmente interessata a sapere come stessi, oltre al dolore fisico. E oltre al
dolore fisico, che era fortissimo, c’era una parte mentale pesantissima che
avrei voluto gridare al mondo ma che mi è stata sistematicamente ricacciata
indietro. Il dolore è tuo e, come avevo letto in un libro mi è sembrato proprio che “il dolore degli
altri è un dolore a metà”.
In verità ora che penso, ora che
scrivo, non è che la cosa sia molto diversa quando stiamo bene o abbiamo grandi
cose da raccontare. Vi vengono in mente situazioni in cui volevate raccontare
di un vostro grande successo o gioia e avete ricevuto in cambio grandi dosi di
attenzione e partecipazione?
E allora mi viene in mente una
frase di Michela Murgia, poi vi spiegherò la connessione: “Gli amici che ti fai
quando hai sedici, diciassette, vent’anni hanno una qualità, hanno una
specialità che nella vita sarà poi irripetibile. Avrai altre amicizie, anche
molto qualificate, ma qualcuno che ti fosse testimone quando potevi ancora
essere tutto… Quello non si ripete”.
Cosa c’entra?
C’entra che una volta che si cresce è effettivamente difficile trovare Amici che abbiano voglia di ascoltarti per ore, te, i tuoi sogni, le tue disperazioni. Raro trovare Amici con cui passare ore bastandosi, senza interruzioni, senza impegni, senza distrazioni.
Tutti hanno i loro problemi, si dirà.
Hanno figli, mutui, tasse da pagare, colleghi pesanti, preoccupazioni in generale e poi il calcetto la sera, il corso di pilates e le feste di compleanno. Figurati se qualcuno ha più due ore per chiudersi nella cameretta con te, per te.
A me però sembra proprio manchi la volontà di far capire a qualcuno che noi ci siamo davvero per lui/lei, che in quel momento in cui ci confida una preoccupazione o una gioia, noi siamo veramente lì e non esiste nient’altro che lui: né la call, né l’email da mandare, né la metro da prendere né qualsiasi altro ca°°o.
Ricordo un pomeriggio di quando
ero in quarta superiore. Sentivo di dover confidare a qualcuno che mi piacevano le donne (come
se la cosa non fosse stata evidente ma preferivano tutti far finta di niente e
non chiedere). Allora chiamo la mia amica Laura al telefono di casa, ci diamo
appuntamento nella sua zona e… iniziamo a camminare. Mi chiede subito come sto ma secondo me aveva già intuito e sta lì con me. Camminiamo per ore,
giriamo a caso, torniamo indietro, ricominciamo e quando glielo dico lei ride
dicendomi “si va be ma lo sapevo già, per me non cambia nulla, sono felice che tu me l'abbia detto…”, era totalmente concentrata su di me, mi ha fatta sentire bene e abbiamo semplicemente ripreso a camminare, io più leggera
di mille milioni di chili di ansie e lei contenta di essere stata scelta come unica fidata depositaria
di quello scabroso segreto.
Cosa c’è di speciale in
quell’episodio? Il tempo, il tempo passato insieme.
“La cosa più
preziosa che puoi ricevere da chi ami è il suo tempo. Non sono le parole,
non sono i fiori, i regali. E’ il tempo. Perché quello non torna indietro e
quello che ha dato a te è solo tuo, non importa se è stata un’ora o una vita”
(David Grossman)
Oggi questo mi manca,
sinceramente. Qualcuno che sia interessato veramente a me, a quello che penso,
a quello che provo, qualcuno che faccia di più che guardarti e... passare oltre.
Io lo faccio? Me lo domando
spesso, ci rifletto, mi rimprovero.
Mi sto impegnando, ci provo, so
la differenza che può fare un’attenzione in più e cerco di non dimenticarmi mai
che “ogni persona che incontri sta combattendo
una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre...".
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