È la fine degli anni ’90 ed uno dei più grandi gruppi edili italiani decide di aprire un resort, ecosostenibile, in una zona della Sardegna dalla natura incontaminata e… dal bassissimo tasso di occupazione. L’unico intoppo al progetto è la presenza di un pastore che si rifiuta di vendergli la sua casa. E non c’è proposta che tenga: ne i milioni in lire ne i milioni in euro lo tentano: Efisio è deciso a non abbandonare la sua casa, da generazioni di proprietà della sua famiglia.
il film La vita va così è ispirato alla vita di Ovidio Marras
Il progetto è fermo e con esso la possibilità per la gente del posto di avere finalmente un lavoro stabile. Un progetto spacciato come rivincita per il territorio che
baratta la distruzione del loro ambiente, routine e animo in cambio di uno stipendio stabile con cui… comprare cose a rate. La pressione sociale è enorme per il pastore e sua figlia, passano anni in cui la situazione è bloccata con gli operai davanti a casa fino a quando non decidono di passare ai mezzi pesanti: prima iniziano i lavori circondando la proprietà di Efisio, abbattendo alberi secolari e riempiendo di cemento tutta la zona poi gli bloccano la via di accesso per raggiungere il mare con la sua mandria ed infine gli fanno sparire l’amato cane. Amici che si rivelano infami, negozianti che non gli vendono più nulla, avvocati che cercano di approfittarsi della sua quarta elementare. Per Efisio non è una questione di soldi: è una questione di onore, orgoglio, decoro e principio: quella zona deve essere di tutti, la loro amata spiaggia, la loro terra non può diventare proprietà privata per diventare un godimento passeggero per stranieri.Efisio morirà senza mollare ma che battaglia dura ha affrontato e quanto ha subito?
Il film tira un pochino troppo in lungo ma è godibile e commovente l’attore che interpreta Ovidio Marras (un vero pastore come lui), Ignazio Loi.
Tutto il cast gira bene a parte Aldo (del famoso trio) che è caricaturale – forse pensavano che senza i suoi gesti tipici gli spettatori non l’avrebbero riconosciuto? Raffaele brava ma l’accento sardo non è il suo forte, per me. Peccato il regista non abbia scelto per un ruolo così importante una vera attrice sarda relegando la Cucciari, sempre più a suo agio come attrice, in una parte secondaria.
Lascerete la sala riflettendo sul coraggio di certe persone ed imparando che per alcuni, pochi, la dignità non ha nessun prezzo.
Chicca: la colonna sonora che mi ha fatto scoprire Moses Concas
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