venerdì 13 luglio 2012

L'arte di vincere

Voto 5


Consigliato agli amanti degli sport americani, in particolare del baseball e di...Brad Pitt

Trama:
Billy è il general manager di una squadra di baseball a cui le squadre più ricche hanno "rubato" i giocatori migliori. Progettando la nuova stagione si trova a che fare con un budget limitatissimo e un destino da squadra da retrocessione. Durante l'incontro col presidente di una squadra avversaria scopre un ragazzo che ha un sistema particolare di considerazione dei giocatori e...lo ingaggia.
Sfidando gli scoutman pagati dalla sua società, impone nomi di giocatori che secondo il calcolo effettuato dal giovane aiutante dovrebbero costare poco e valere tanto. Nomi di persone scartate dagli altri per età, infortuni, comportamenti extra sportivi imbarazzanti e perfino
movenze poco convincenti.
Come dire: cerca persone che non abbiano soltanto nome e facciata ma veri punti nelle gambe.
La stagione inizia e si rivela un disastro. L'allenatore non condivide le "compere" del suo gm e non accetta intromissioni nelle formazioni. Dovrà rivedere presto le sue convinzioni e gli Athletics incominceranno a vincere, inanellando una serie di vittorie che rimarrà nella storia del baseball.
Ma alla fine, la stella mancata del baseball, si rivelerà un gm vincente?

Mie considerazioni:
Film snobbato dalle sale milanesi. Uscito qualche mese fa, credo sia stato in cartellone neanche un mese. Visto grazie all'iniziativa del cinema anteo: Rivediamoli 2012.
Regia modello anni '70. Colori grigi e trama che non decolla.
Ispirato ad una storia vera, come indicato nei titoli di coda, sarà una delusione per le fans del bel Pitt che rende evidente come il tempo passi per tutti ( e di come anche i bellissimi possano diventare bellezze comuni).
C'è una cosa che ho trovato fastidiosissima ed è stata la postura di brad Pitt che per tutto il film non fa che mangiare mentre parla e andare in giro con un bicchierino in cui sputare (presumibilmente) residui di tabacco. Bleee!
Carino invece come venga mostrato che a livello professionistico i giocatori siano davvero solo merce di scambio a cui non conviene affezzionarsi. Pedine di un gioco da grandi in cui è impossibile creare "bandiere" ma andare solo incontro ai soldi.
Ma sopratutto di come un'atleta spesso non sia valutato in modo corretto per troppi motivi non inerenti le sue qualità tecniche. Triste verità comune a molti sport.

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