giovedì 29 maggio 2014

C'era una volta il pen friend

Ve lo ricordate?
L'amico di penna che ci facevano "conoscere" a scuola.
Io lo ricordo bene. Ero alle scuole medie e durante la lezione d'inglese la temutissima professoressa ci aveva portato una novità: un'ampolla. E dentro l'ampolla c'erano tanti bigliettini, ognuno dei quali portava impresso qualche dato: nome, cognome, età ed indirizzo. E le lezioni d'inglese si fecero improvvisamente più divertenti! Con l'obiettivo di migliorare la nostra capacità di espressione linguistica ci avevano aperto un mondo nuovo. Ricordo i risolini dei compagni che sbeffeggiavano chi aveva pescato un nostro coetaneo dal nome strano. O un maschio che aveva pescato un altro maschio. A me era capitata in regalo
una ragazzina che sulle prime sembrava amare la scrittura e la conversazione quanto me ma che dopo poche missive ritardò così tanto le risposte che...mi feci dare il nome di un altro pen friend a cui scrivere! Mi buttavo con entusiasmo nel raccontare di me e nel chiedere come fosse la vita di quei ragazzini che stavano oltre la Manica e sognavo di incontrarli un giorno, a metà strada o in una città mitica come New York. Era una cosa che davvero mi piaceva tantissimo, facevo disegni sui fogli, ricopiavo testi di canzoni, appiccicavo gli stickers che trovavo nel mio settimanale di ragazzina con i Backstreet Boys come idoli.
A ripensarci ora mi sembra tutto così irreale, infantile eppure così carino!
Ora che è così facile (credere di ) avere e mantenere amici in tutte le parti del mondo. Che non solo gli si scrive ma che li si ha praticamente costantemente sotto gli occhi quotidianamente tramite i social network, ora che certe distanze sembrano non esistere trovo che si sia perso tutto il fattore "romantico", "emozionale", antico dell'attesa.
Come già accennato nel post: una lettera tutta per voi scrivere ad un amico lontano era una sorta di atto di fede. Si sperava che le Poste facessero il loro lavoro, si sperava che l'amico riuscisse a capire quello che scrivevamo (armati solo di capacità e del pesante vocabolario) e sopratutto speravamo che lui/lei rispondesse.
Quando la lettera arrivava e recava il francobollo straniero già portava entusiasmo. Se poi avevamo la fortuna di aver trovato qualcuno di simpatico che condivideva i nostri stessi interessi (sport, musica, videogiochi) era fatta!
dal sito www.elblogdemisscarmenz.blogspot.com
L'esperimento nella nostra classe durò poco. In teoria avevamo una lezione al mese per confrontarci sulle rispettive conoscenze ma eravamo in 16 di cui 12 maschi che per "dovere di genere" non potevano dimostrare di appassionarsi a cose di donne come quella di scrivere una lettera.

Oggi proporre a scuola di un pen friend potrebbe essere ancora attuale?
Oggi che molti ragazzini faticavo a tenere una penna in man, che scrivono sempre peggio e che sono touch screen addicted?
Personalmente penso di si. Anche se google translate è un'arma a doppio taglio troppo accessibile. 
In un mondo sempre più globale penso sia bello conoscere qualcuno che vive lontano e provare a comunicare. Ed oggi abbiamo davvero mille possibilità in più. Meno romantiche forse ma comunque interessanti. 

Voi cosa ne pensate? Avete mai avuto un pen friend? Che ricordo ne avete?


2 commenti:

  1. io per tanti anni ( quasi 30 ) ho scritto alla mia maestra delle elementari poi si e' trasferita via da milano e ho perso i contatti, ma ricordo la gioia che provavo quando nella cassetta della posta trovavo una sua lettera

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  2. Anche io avevo un'amica di penna ai tempi del liceo: Cécilia, una ragazza francese innamorata persa di Michael Schumacher! Che bei ricordi, ci siamo scritte per qualche anno poi purtroppo abbiamo perso i contatti.. Anche io sono dell'idea che scrivere lettere sia qualcosa di romantico,magico,unico e che le scuole dovrebbero promuovere questo tipo di approccio,malgrado le tecnologie di oggi ovviamente facilitino di più le cose. Ma vuoi mettere la sensazione data da un messaggio scritto a mano,personalissimo, da uno scritto mediante telefono o computer?! Come dici tu Michy, il piacere dell'attesa,il guardare ogni giorno nella buca delle lettere e poi ovviamente,lettera in mano,la sensazione che ti dà leggere la grafia altrui (che molto comunica oltre alle parole in sé) non hanno prezzo! E' davvero un peccato che tutto ciò stia scomparendo...

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