mercoledì 25 marzo 2015

Still Alice

dal sito www.en.wikipedia.org
Trama:
Alice è una docente universitaria di linguistica sposata con tre figli. Intelligente, in forma, in carriera. La sua vita sembra perfetta fino a quando un giorno si accorge di fare fatica a ricordare parole ed appuntamenti e sopratutto
...si perde dietro casa. La visita dal neurologo le darà un esito sconvolgente: alzheimer giovanile. Alice affronterà con coraggio una malattia che ogni giorno però cancellerà ciò che era.

Mie considerazioni:
Aspettavo di vederlo al cinema e ho finito per vederlo a casa. Ero un po' restia, lo ammetto. Avevo letto il libro, conoscevo la storia, sapevo dell'oscar vinto da Julianne Moore, le recensioni parlavano di un film sobrio e non pietistico.
Io l'ho trovato meno bello del libro ma lo stesso emotivamente coinvolgente.
Brava la Moore (sopratutto nel finale del film) e anche l'ex Twilight Kristen Stewart.
Quando si guardano film che trattano di malattie e malati spesso si cade "vittima" del regista che la butta sul far piangere mentre qui devo riconoscere il tocco delicato con cui si racconta la storia dalle prime manifestazioni alla degenerazione finale.
Bellissimo il discorso finale della protagonista ad un meeting dell'associazione malati di Alzheimer quando parla di come purtroppo la malattia annienti la persona cancellando i suoi ricordi (e capacità) e sè stessi.
Certo il film sarebbe potuto durare altre quattro ore se avesse scandagliato tutti gli aspetti legati a questo patologia ma ha il merito di far luce su una malattia contemporanea che colpisce tantissime persone (sopratutto donne).
Nel film la protagonista dice che avrebbe preferito avere un tumore. Una frase forte che invita a riflettere.

Penso che solo le persone che hanno subito danni relativi alle funzioni cognitive in prima persona, in famiglia o tra amici possano capire la gravità di questa malattia che annienta ciò che rende umani: la mente, i pensieri, i ricordi, la capacità di comunicare - rendendo le vittime dei "contenitori" vuoti sospesi in un dolorosissimo limbo. Finendo col colpire non solo loro ma (sopratutto) chi gli sta vicino. Perchè non c'è niente di più brutto di vedere qualcuno dimenticarsi chi era e chi sono coloro che ha vicino.


Tag:
recensioni film

2 commenti:

  1. non ho visto il film e neanche letto il libro.....ma di Alzheimer ne mangio parecchio...ho avuto mia zia che purtroppo e' gia deceduta...faceva la maestra come lavoro...cervello allenatissimo eppure il morbo e' arrivato lo stesso....e adesso ho mia madre ...ma per fortuna riesco a contrastare bene la malattia e sono felice di vedere che dopo 2 anni , mamma sta' ancora vivendo bene .... dire che e' meglio un tumore mi sembra sbagliatissimo....comunque ci sono studi in fase avanzata che danno speranza ....sui topi in via sperimentale addirittura il problema sembrerebbe risolto....e' un argomento difficile sul quale si e' scritto tanto... io che ci vivo dentro mi sento di dire che con impegno e costanza si possono ottenere buoni risultati e rendere dignitosa la vita dei nostri cari ....
    ottimo argomento Michela....

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    1. Ciao Marco,
      quando si parla di argomenti così delicati è sempre difficile esprimere un "giudizio universale".
      L'ha dimostrato anche un recente video delle Iene in cui alcuni malati terminali venivano intervistati. Alcuni imploravano la morte, altri esprimevano il diritto di vivere la vita fino alla fine.
      Questo film ha un momento topico: la protagonista sa che il suo destino sarà terribile, diventerà totalmente incapace di esprimersi, di riconoscere, di controllarsi. Allora salva sul pc una "procedura" per evitare di diventare ciò che non avrebbe mai voluto. Il problema è che la malattia non si può controllare e quando si accorge di aver superato la fase di non ritorno...non riesce più a metterla in atto perchè quelli che da "sana" le sembravano dei semplici passaggi si sono rivelati degli ostacoli insormontabili. E il suo piano farfalla, che prevedeva di suicidarsi con delle pillole, è fallito. Lei non se ne è resa conto. E forse quella era la cosa peggiore: perdersi.
      Mi spiace per tua madre, penso che ognuno abbia il diritto di vivere come dici tu, nel modo più dignitoso possibile. Però penso che sia davvero difficile oltre che per il malato anche per chi gli sta vicino.
      Vi abbraccio.

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