martedì 14 aprile 2015

La Fortezza - Jennifer Egan

Titolo originale: The Keep



© 2006



300 pagine








Trama:
Daniel è un americano di 36 anni con alle spalle dei problemi con la giustizia. Quando suo cugino Howard gli offre un lavoro in un castello in Europa non perde l'occasione e armato della sua antenna parabolica portatile affronta viaggio e...ricordi. I due infatti non si erano lasciati molto bene a causa di uno scherzo che era quasi costato la vita ad
Howard. Quando Danny arriva al castello trova una sorta di comune, isolata nel bosco, ed un Howard molto diverso da quello che ricordava. Daniel non capisce il motivo dell'invito e vive in perenne apprensione fino a quando la baronessa trincerata nel mastio non chiude la botola  dei sottorreanei che riaprirà tremendi ricordi e paure.




Mie considerazioni:
L'ambientazione della storia crea subito una sorta di inquietudine. Accentuata dalla spiegazione dell' "incidente" avvenuto tra i due. La trama è un continuo alternarsi di flashback e diversi punti di vista dei personaggi.
L'ho apprezzato nella costruzione, meno nella conclusione perchè secondo me sul finale inserisce troppi elementi che non lega in modo chiaro. Anzi devo dire che l'approfondimento del personaggio dell'insegnante Holly l'ho trovato inutile ai fini della storia.



Citazioni:
  • il potere generava solitudine, era una regola universale. Ecco perchè il vice era così importante

  • sapeva per esperienza che quando qualcuno usciva di scena era solo questione di giorni prima che sembrasse che sulla scena non ci fosse mai stato

  • era impotente sotto ogni punto di vista, ma era convinta di essere forte e bastava questo a far sì che in un certo senso lo fosse

  • tutto quell'amore, tutto quel dolore, tutto quello che prova la gente ... come fa tutto ciò a scomparire quando uno muore? Non può scomparire, è qualcosa di troppo grosso. Troppo forte, troppo...permanente. E quindi si sposta su un'altra frequenza, dove l'orecchio umano non lo può captare

  • aveva bisogno di essere giovane, altrimenti nulla di lui aveva più senso e diventava un fallito, un perdente, uno che non aveva concluso nulla








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