giovedì 17 marzo 2016

Dietro le quinte della passione: i custodi delle palestre

Ciao a tutti,

come forse avrete capito ho ripreso a giocare a pallavolo. Dopo oltre 2 anni. Le sensazioni sono strane e il mio animo è ancora dibattuto su troppe cose per dirvi come mi sento adesso. Così oggi vorrei parlare con voi di una cosa che mi sta a cuore: le persone dietro le quinte degli sport. Ovvero quelle persone che si vedono meno ma che sono fondamentali per chi fa sport. Quando ti alleni incontri compagni, avversari, dirigenti, presidenti, genitori. E poi ci sono loro: i
custodi delle palestre. A volte li vedi raramente. Arrivano presto ad aprire la palestra e spesso tornano solo per chiuderla mentre tu sei sotto la doccia. Eppure ricordo ogni faccia dei custodi delle palestre della mia vita. Perché tutti sono stati come dei nonni affettuosi di centinaia di nipoti, come spesso capita, ingrati.
Ricordo ogni custode che si è sorbito ogni mio allenamento e/o partita da quando avevo 14 anni. Li ricordo accanto alla porta, quasi sempre sorridenti. Felici di stare tra giovani, tra persone spensierate che (spesso) si divertivano.
Anche quest’anno c’è un custode della mia palestra. Si chiama Nino e non lo vedo spesso poiché ci alleniamo poco in quel campo. Nino viene sempre molto tempo prima dell’inizio del nostro allenamento per parlare con qualcuna di noi. Lo vedi che ha voglia di parlare, che ti aspetta perché gli fa piacere vederti. Di quante persone potreste dire la stessa cosa? Nino è sempre puntuale con qualsiasi tempo e nonostante l’età. E soprattutto Nino è lì anche se da poco è rimasto vedovo. Un uomo distrutto. Un signore che ha aperto il suo cuore ad alcune di noi in piedi di fronte al muro di una palestra ricoperta di scritte. Mi ha raccontato di quanto soffra, di quanto gli manchi la moglie e una volta asciugate le lacrime è riuscito a farmi di nuovo un sorriso. E’ anche venuto a vederci giocare in un’altra palestra. Ha aspettato la fine ed è corso ad abbracciarmi dicendomi: “ma sei anche brava eh? Non lo sapevo, complimenti!”. Quella sera Nino non era semplicemente il nostro custode, era il nostro Amico, un Amico vero mica come quelli che piuttosto di venire a vedere una nostra partita si inventano il furto del’auto, la comparsa fulminea di un eritema invernale, lo smarrimento delle chiavi insomma un amico tirapacco qualsiasi. Nino è venuto e abbiamo vinto. E lo vedevi orgoglioso lì sugli spalti vuoti. Lui, custode della palestra di una squadra, la sua squadra, vincente! Continuava a sorridere ed ero così felice! In quel momento era il nonno che tutti dovrebbero desiderare, l’amico che vorresti abbracciare, una persona che ho il piacere di conoscere. Un uomo che vive della nostra passione. Ecco, la passione. Tre anni fa avevo partecipato ad un “gioco” tra blogger: scrivere un post sulla nostra passione. C’era chi aveva scritto della passione per i nipoti, chi per l’architettura, chi per il punto croce. Io avevo scritto della pallavolo. E pensate! Due mesi dopo ero senza squadra. Come i due anni successivi. Ci avevo messo il cuore scrivendo perché per me la pallavolo era una passione e poi il destino...
Questi due anni senza palestra mi hanno vista invecchiare e apprezzare maggiormente una cosa che spesso noi sportivi diamo per scontata o che sottovalutiamo, superficialmente: le persone appunto che ci permettono di vivere la nostra passione stando spesso dietro le "quinte". Persone come Nino o come le mamme refertiste che ci fanno trovare la palestra calda, gli spogliatoi puliti, la rete a posto. Perché diciamolo: quella è vera passione. Fare qualcosa per aiutare gli altri ed essere felici con loro. Penso alle mamme refertiste che dedicano qualche loro venerdì sera a segnare i punti di ragazze che magari non sono neanche loro figlie e che spesso giocano anche male. Ad ogni partita le guardo e gli frego delle caramelle e loro sono sempre carine e disponibili e non so quanti grazie si sentono dire. Eppure sono sempre puntuali, precise, partecipi. Come Nino. Come i miei genitori che nonostante la mia veneranda età mi continuano a seguire nelle palestre più infide, attraversando le strade più impervie e che hanno ancora la voglia di farmi una sorpresa, come ieri sera. Mi avevano mentito dicendo che la palestra era troppo lontana, che il papà non stava bene perché aveva tolto un dente e poi me li sono visti sbucare col loro passo strano, i loro cappelli inguardabili ma soprattutto i loro sorrisi. Convincendo anche mio fratello a venire! E mi hanno resa così felice!!!


Quindi GRAZIE a tutte le persone che grazie al loro lavoro spesso nascosto hanno permesso di far giocare la bambina che ero, la bambina che sono e... tutti i bambini delle palestre del mondo.

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