domenica 13 febbraio 2022

LASCIAMI ANDARE, MADRE - recensione libro di Helga Schneider

Durante la seconda Guerra Mondiale una bambina viene abbandonata dalla madre che sceglie di servire il regime piuttosto che stare con la sua famiglia. Cinquant'anni dopo le due donne si incontrano nella casa di riposo dove è ricoverata l'anziana donna che, nonostante gli anni e la fragilità, è ancora ostinatamente fedele all'ideologia nazista.

"Lasciami andare, mamma" racconta la storia vera di Helga Schneider e sua madre. All'inizio questa opera sembra la fotocopia del libro "Il rogo di Berlino" della stessa autrice poi la trama prende una piega diversa ed ancora più intima nel descrivere l'incontro madre e figlia a decenni di distanza.

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Come vi comportereste se sapeste che vostra madre è stata una pedina attiva e solerte di un regime colpevole di aver torturato ed ucciso milioni di innocenti? E soprattutto cosa provereste davanti a quella donna che, nonostante età ed acciacchi, non prova alcun rimorso e si giustifica dicendo come nella foto qui sotto?


Il libro della Schneider si legge tutto d'un fiato ed è una testimonianza davvero interessante perché mostra un punto di vista diverso da quello più conosciuto ovvero quello delle testimonianze degli ebrei,  mostrando una volta di più come nelle guerre tutti i partecipanti ne escano in qualche modo segnati. 

Helga Schneider è ormai una donna adulta quando rivede la madre novantenne ricoverata in una casa di riposo. E da quell'incontro Helga non sa bene cosa aspettarsi. Da una parte desidera solamente

essere (finalmente) riconosciuta ed amata, dall'altra vuole sfogare tutte le sofferenze patite. Affronta un lungo viaggio quasi solo per sentirsi dire "scusa" ma si accorge presto che niente andrà come previsto e che le scuse tanto agognate non arriveranno mai. 

"Lasciami andare, madre" è l'intensa testimonianza di una donna che vorrebbe dimenticare i torti subiti e provare a perdonare la madre, guardiana nei campi di sterminio, ma che non riesce a sottrarsi al disgusto per un essere che pensava dimenticato e che invece sente legato a sé in modo inspiegabile. Qui sotto un breve video dell'incontro tra le due:



La Schneider non sembra avere rispetto per le condizioni fisiche e mentali della madre provata (forse) dall'Alzheimer e la incalza con domande accusatorie di cui è impaziente di ottenere risposta anche se si accorge che non avrà mai abbastanza tempo per avere le risposte che cerca.

L'anziana madre sembra riuscire a manipolarla ma ci si chiede quanto ci sia di consapevole in quella manipolazione e quanto sia frutto invece della sua malattia. Anche quando l'ha svilita definendola una vecchia scatola e quando le ha confessato che non rimpiangeva nessuna scelta fatta le ho sempre dato l'attenuante della malattia ma sono semplicemente una lettrice esterna e mi sono chiesta invece cosa avrei provato se fosse stata mia madre. Penso che forse non le avrei fatto quelle domande ma è solo una congettura.

Cosa si prova ad essere figlia di una donna del genere? A quanto pare tanta rabbia e tanta vergogna. Eppure, proprio verso la conclusione di "Lasciami andare, madre" la Schneider mi ha fatto molta tenerezza quando ha scritto: "Sei stata davvero un'irriducibile nazista, madre, o hai detto tutte quelle cose orrende per aiutarmi ad odiarti?". 

Mi è sembrato che la figlia cercasse disperatamente di scorgere del buono in quell'individuo che l'aveva messa al mondo, di darle una possibilità quasi a cercare di riabilitarne il ricordo.

Il finale del libro rimane aperto: le due donne si salutano con la madre che strappa alla figlia la promessa di tornare a trovarla dicendo a tutti che sua figlia tornerà perché è una persona onesta che mantiene la parola. 

Cosa sarà successo poi? Helga è tornata oppure no? E' tornata perché ha sentito il peso delle parole della madre che l'ha definita onesta e di parola (se sei così migliore di me, come dici, tornerai), è tornata per una sorta si senso civico, di altruismo, oppure è riuscita a staccarsi da quel legame doloroso e pesante?

Non lo sapremo mai ed è un vero peccato.

C'è una scena molto toccante in "Lasciami andare, madre", quando l'autrice racconta di un evento commemorativo del cinquantenario delle leggi razziali dell'olocausto, condivido il racconto con voi:




Ci sono anche aneddoti davvero raccapriccianti riguardanti le attività dei nazisti nei campi che non avevo mai sentito tipo gli esperimenti sulla fertilità, le amputazioni degli arti e la scoperta che chi non moriva durante la "doccia" finiva per essere bruciato vivo. Atrocità impensabili compiute da persone normali che nessuno dovrebbe dimenticare mai.

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