giovedì 23 febbraio 2012

Hugo Cabret e il business del 3D

Voto 4
Consigliato per: i maniaci del 3D e della storia del cinema

Ennesima DELUSIONE.
Un film senza capo ne coda ma soprattutto senza coda.
Qualcuno mi spiega il senso?
Mi sembra solo l'ennesimo tentativo di intrattenimento per gli occhi e non per la testa.
Anche la scelta di farlo e renderlo visibile solamente in 3D l'ho trovata stupida. A parte la scena iniziale degli ingranaggi dell'enorme orologio della stazione ferroviaria...a cosa sono serviti? L'inquadratura più realistica era il primo piano del dobermann...
Insomma lo definirei un film incompiuto il cui unico merito è
aver puntato l'attenzione su di un'epoca in cui fare film era un'arte vicina alla magia. Questo si poetico.
Per chi volesse approfondire vada a leggere qualche cenno sulla vita di George Melies, qui co-protagonista della pellicola.


Rated 4

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Yet another disapointment.
A film without head or tail but also tailless.
Someone could explained to me his sense?
It seems to me just another attempt at entertainment for the eyes and not for the head.
Even the choice to do it and make it visible only in 3D, I found stupid. Apart from the opening scene of the gears of the huge clock in the train station ... what is served? The most realistic was a close-up of Doberman ...
So I call it an unfinished film whose only merit is that it has focused attention on a time when film making was an art closer to magic. This is poetic.
For those wishing to learn more go to read a few words about the life of George Melies, here co-star of the film and real precursor of this art.

2 commenti:

  1. Ops...a me è piaciuto tantissimo...pensa che l'ho visto 2 volte e nessuna delle 2 in 3D.
    Mi ha commosso la curiosità verace di due ragazzini per le meraviglie del mondo della narrativa e del cinema(come vorrei che esistessero ora tanti ragazzini così!);mi ha ancor più emozionato il modo delicato e molto umano con cui è stata riportata la storia di quel grandissimo artista che è stato George Melìes, la storia di tantissimi artisti che devono rinunciare a liberare ciò che hanno dentro perchè gli orrori quotidiani del mondo a volte divengono davvero avversari troppo potenti da sconfiggere.
    In ultimo il fil rouge che lega saldamente i vari personaggi,anche minori(vedi il pittore e la sig.con il cagnolino:il pittore si innamora e pur di stare con lei trova il modo di farsi amico il cagnolino...non cerca una sostituta della sig.) della trama secondo me è importantissimo nell'epoca di sfrenato consumismo non solo materiale,ma anche spirituale, in cui viviamo...ciò che è rotto si deve sempre provare ad aggiustare...ogni persona è insostituibile...e forse anche gli oggetti, nel rapporto con l'essere umano, sono insostituibili...o almeno se imparassimo ad aggiustare di più e buttare di meno non vivremmo in un mondo soffocato dall'immondizia!;)
    Un abbraccio e complimenti per questo spazio.

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  2. Ciao Claudi!
    Grazie per il commento!
    Purtroppo a me non è piaciuta per niente la scelta di quest'amalgama di personaggi. Troppo cattivo il giocattolaio verso un bambino già così provato dalla vita, troppo "macchietta" il gendarme zoppo nella stazione per non parlare del libraio prima completamente ostile e poi inspiegabilmente magnanimo. Anche il fatto che Melies rinunci al suo sogno a causa della guerra è trattato male, troppo veloce la parte più interessante della pellicola.
    Sarà che fino alla fine mi aspettavo un colpo di scena che non è mai arrivato.
    Sicuramente poi son troppo razionale e quando vedo per esempio che la ragazzina porta al collo la chiave che serve per far funzionare l'automa...mi casca la poesia. Una trovata davvero poco fantasiosa.
    La cosa che più ho apprezzato è stata la caparbietà del ragazzino nel continuare a prendersi cura degli orologi della stazione anche quando lo zio non si è fatto più vedere. Il suo girare nei cunicoli segreti di un posto affascinante (anche per un adulto) e nell'adempiere quindi ad un lavoro di grande responsabilità perchè così' gli era stato detto di fare e perchè così avrebbe potuto avere accesso a tanti piccoli materiali per provare a sistemare il suo automa.
    Ottimo esempio di determinazione ma anche di come la vita, anche nei momenti più difficili, possa dare ancora una possibilità.

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