venerdì 21 settembre 2018

Slow man - J. M. Coetzee

Trama:
Un sessantenne viene investito in bicicletta e quando si risveglia gli hanno amputato una gamba. Il protagonista è un uomo razionale che fin da subito capisce che la sua vita di prima è finita e che quella nuova l'affronterà come viene: senza una gamba e più lentamente. Niente protesi e
la prospettiva di un futuro accudito da un'infermiera, diventare un disabile, percepirsi per la prima volta come una persona fragile e vicina alla fine...

Dopo pagina venti "slow man" ha iniziato a piacermi: Coetzee rende benissimo per iscritto il trauma del risveglio dopo un incidente, il disagio di trovarsi in un posto sconosciuto e asettico circondato da persone premurose ma fondamentalmente indifferenti. Più ci si addentra nella storia più si conosce il protagonista: un uomo che tramite l'incidente si accorge della sua solitudine.
Un matrimonio fallito alle spalle, nessun figlio ed un futuro poco spumeggiante rendono il protagonista (che dovrebbe chiamarsi Pietro o Paolo ma la parola non si vede mai nel libro!) una persona lamentosa e poco interessante. Nessuna voglia di rimettersi in piedi nonostante la sventura solo un rassegnato accettare la situazione senza mai un sussulto di vitalità se non per l'infatuazione del protagonista per la sua infermiera croata di cui sogna i polpacci e che decide di aiutare pagando le cose per i figli.

Insomma a me "slow man" non è piaciuto, non mi è piaciuto sopratutto dal momento in cui Coetzee fa entrare in scena la Costello: un personaggio reale o frutto dell'immaginazione del protagonista? La trama diventa così assurda che ho fatto fatica a finire il libro.


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