martedì 2 agosto 2016

Dedicato ad un'Amica

Amico mio, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace… Al di là delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l’uomo.
(Antoine de Saint-Exupery)

Ci sono legami nella vita che non si possono spiegare: nascono per caso e ci conquistano ed è il caso di cui voglio parlarvi oggi.
Quando ho iniziato le superiori sono finita non solo in una classe ma in  una scuola con tutte femmine. Peccato che dopo tre anni di scuole medie in una classe quasi completamente maschile ero non so come dire…
quasi una selvaggia. Giocavo come un maschiaccio, vestivo come un maschiaccio. Tra le mie numerose compagne ce n’era una che sorrideva sempre. Aveva un sorriso contagioso e degli occhietti furbi. Quella ragazza, diciassette anni dopo, è ancora una mia amica. Proprio questa mattina ridevamo ricordando una sua storiella con un ragazzino extracomunitario (che sembrerà strano ma nel 1998 non era una cosa comune). Lui le aveva regalato una cassetta dei Gemelli DiVersi o le aveva dedicato una loro canzone. Era dolcissimo. Ricordo che la aspettava sempre all'uscita e quando l’hanno operato di appendicite sotto anestesia aveva gridato il suo nome. Non quello di sua madre o di suo padre: no, quello della sua bella!


La bella in questione una volta l’ho fatta piangere, lo ricordo come fosse ieri. Sempre perché ero un maschietto mancato giocavo molto fisicamente, davo pizzicotti, pacche sulle spalle e pugni. Bè una volta scherzando le ho tirato un pugno più forte del dovuto che l’ha fatta piangere (la putenza è nulla senza controllo). Da allora però sono decisamente migliorata e come mi ricorda sempre la Titti: gioco di mano gioco da villano.
Perché oggi vi parlo di lei? Perché ci sono persone che solo a pensarle ti fanno sorridere e lei è una di quelle. Una persona intelligente e piena di spirito a cui voglio dire pubblicamente: TI VOGLIO BENE.  




Ma lei chi è?
Come mai l’hai portata con te? Ah no questo era Renato Zero. Comunque lei è CARLINA.
Cioè Carlina non è il suo vero nome, è il soprannome che le ho affibbiato io. Merita che sappiate il perché. Interrogazione di letteratura inglese. Lei viene chiamata alla cattedra. Monta su la faccia da: “si si son tranquilla prof so tutto” ma nel mentre si gira, storta gli occhi e dice: “suggeritemiii”. Mentre è lì al banco la prof le chiede qualcosa sui protagonisti del libro di un autore. Vedendola in alto mare cerca di aiutarla dicendole: “ti ricordi almeno il nome di una delle figlie? Inizia con la C”. E lei, come se la C le avesse aperto il cassetto della conoscenza, ma sopratutto con una faccia tosta da premio Oscar risponde: “Carlina!” e tutti scoppiammo a ridere perché in che mondo mai la protagonista di un libro inglese si sarebbe potuta chiamare Carlina? Rido ancora e rise anche la prof. Non mi ricordo il voto ma sono sicura che se la sia riuscita a cavare in qualche modo. Avrebbe potuto inventare qualche scusa e dire che stava male, dire qualche bugia o piangere dal dispiacere per non aver studiato invece reagì all'interrogazione inaspettata dimostrando una prontezza di spirito che molte di noi le invidiavano.
Un’altra volta siamo andate in gita alla Scala. C’erano le prove aperte di un concerto. Noi eravamo nelle “cellette”, libere da prof e guide e… ci annoiavamo. Allora magicamente spuntò nelle nostre mani un walkman (il mangiacassette che sparava musica) e una cuffietta per una ci mettemmo ad ascoltare qualche tamarrata di Disco Radio. Solo che l’udito super fino del direttore si accorse di quello strano brusio (come fece non ci è ancora chiaro) e borbottò qualcosa al nostro indirizzo. Noi, schisce, nascondemmo veloci come la luce l’oggetto della discordia e ce la ridemmo alla grande per il pericolo scampato.
Sotto quel bel viso furbo da ragazzina svagata c’era e c’è una gran bella persona che ho avuto la fortuna di conoscere e soprattutto di non perdere per strada. Ci vediamo davvero poco ma nel mio cuore c’è sempre.

C’è una foto a cui tengo molto: ci siamo noi due io (in versione nipote di LeoneDiLernia) che la tengo in braccio con alle spalle il Castello del Belvedere di Vienna. Era il 2001 ed eravamo in gita di classe; non mi ricordo il perché di quella posa ma adesso che ci penso mi sembra quasi simbolico: dopo tanti anni, effettivamente, cara la mia amica Marta, ancora non ti mollo. 


5 commenti:

  1. La Vs è una bellissima amicizia. Di quelle vere.
    Questo post mi ha fatta davvero emozionare :-)

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  2. Questo è un bellissimo post ed è una bellissima dichiarazione di amicizia vera. Io ti ho conosciuta come compagna di classe della Michy poi negli anni tra le varie Hello Kitty - Peppa Pig sei entrata a far parte anche della mia vita. I vs scambi di sms (nei quali mi intrufolo anch'io) sono davvero uno spasso. Non dimenticatevi mai di che meravigliosa cosa è la vostra amicizia anche quando per un motivo o per l'altro litigherete o non vi sopporterete. E se una delle due tiene il muso l'altra dovrebbe abbassare la guardia e cantargli "CHE NE SAI TU DI UN CAMPO DI GRANO".. funziona!

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  3. Non sono capace di commentare qui..ma grazie..ogni tnt rileggo e mi si riempie il cuore..bella che sei..belle siete!vostra salukki!

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    1. come non sei capace: va che ci sei riuscita! grande Carlina!!! un bacio a te

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