venerdì 29 maggio 2015

Addio piazza Bottini

Alla fine è arrivato il giorno dell’addio.
In verità però tutto era stato deciso quasi due anni fa.
Il condominio dove mia madre ha lavorato (e vissuto) per 26 anni ha deciso che non aveva più bisogno di lei e durante una riunione condominiale ha vinto la maggioranza che ha deciso di
togliere la portineria.
Per tutti noi è stato uno shock, figuriamoci per mia madre che in quegli angusti locali aveva creato il suo regno, tirato avanti la famiglia e cresciuto due figli. Penso a lei con tenerezza. Alla donna che varcò bisognosa la porta di quel palazzo, nascondendo di avere due figli per paura di non essere assunta! Mi viene difficile immaginare che aveva poco più della mia età quando dovette trasferirsi da Quinto Romano alla parte opposta della città per acciuffare un lavoro che le avrebbe dato un tetto ed uno stipendio.
Io avevo quasi sei anni e stava per cadere il muro di Berlino. In quel lontano 1989 morì suo papà, mio nonno Nino. E io rimanevo interi pomeriggi in camera per non fare casino.
All’inizio fu come un bel gioco. La mia camera era un soppalco che si poteva raggiungere solo salendo una scala messa in verticale contro il muro. L’avventuriera che era in me amava arrampicarsi come una scimmia e passare le ore a giocare con i suoi amici lontana dagli occhi dei genitori. Il soppalco era come un “giardino” segreto dove gli adulti non venivano quasi mai, era alto solo un metro e 40 e ci stavano giusto due letti ed una libreria. Crescendo perse la sua magia man mano che pulirlo e rifare i letti divenne una tortura che mi obbligava a stare tremendamente piegata! Avendo un fratello che lavorava come security nelle discoteche, quel luogo divenne il mio regno dove guardavo la tv fino a tardi o mangiavo i dolci sul letto. Certo aveva i suoi contro! Quando stavo male dovevo catapultarmi giù dalle scale facendo attenzione a non cadere o a non vomitare sugli armadi. Cosa che capitava spesso, ahahah. Però ripensandoci ridevamo così spesso! Quando vivevamo ancora tutti insieme c’era il rito della buonanotte. Iniziava mia madre da giù a dire “ciao amori”, poi la seguiva mio padre e in coro io e mio fratello. Lui però qualche volta aggiungeva anche qualche scoreggia che si! faceva un sacco ridere ma nell’angusto soppalco si moriva di odore! E ridevamo! Ridevamo come una bella famiglia allegra nonostante fossimo stipati in quattro in neanche 40 mq.
Crescendo quella casa è diventata un peso. Studiare era impossibile: c’era sempre gente che passava per casa, un telefono che squillava, la televisione che ronzava. E io non potevo chiudere nessuna porta per isolarmi! Mi sdraiavo sul letto dei miei e cercavo di concentrarmi, spesso facendo una fatica! Soprattutto all’università. Per non parlare di tutti gli anni che ho giocato a pallavolo. Che tornavo a casa tardi ma mia madre mi faceva sempre trovare qualcosa da mangiare però poi io per andare a letto dovevo fare tipo la pantera rosa per non svegliare gli altri…
Quella casa è stata anche un imbarazzo, lo ammetto. Quando andavo nelle case dei miei amici c’era sempre una camera per ognuno, una sala, degli spazi ordinati mentre nel nostro buco la porta del bagno dava in cucina e non sapete quante persone che avevano bisogno di andarci ci chiedevano se potevamo accendere la tele per sentirsi meno in imbarazzo!
Ho vissuto poco quei due locali da ragazzina. Appena potevo uscivo. Andavo in centro prendendo la metro sotto casa, una cosa che tutti mi invidiavano. Avevo il tram davanti al portone e mi sembrava di avere Milano a portata di mano: fantastico.
Quando qualcuno veniva a dormire da noi era sempre una sorta di tetris: bisognava spostare sempre qualcosa per farne combaciare qualcun'altra. Però quando sono andata via di casa per andare a giocare a Vigevano mi mancava tutto di quella portineria, di casa mia. Mi mancava il pavimento che vibrava leggermente quando passava la metro, mi mancava lo sferragliare del tram o la voce della signorina che annunciava i treni in stazione; mi mancava la pizza del Mundial e l’ostinato berciare dei cocoriti.
Adesso sono quattro anni che non vivo più con i miei ma piazza Bottini è sempre stata un riferimento per me. Passavo da loro per farmi tenere Cam le (poche) volte che andavo a teatro in centro. Passavo di li quando volevo mangiare il cinese della Maria o quando volevo andare al mercato del Sabato.
E oggi invece finisce un’era.
Quella casa che per tanto tempo ho disprezzato sognandone una mia, una più grande, una più luminosa, una semplicemente con una camera…non ci sarà più o meglio non sarà più casa nostra.
Mi spiace soprattutto per come hanno miseramente trattato mia madre.
Gridandole in faccia cose irripetibili, facendole una guerra alle spalle, insultando mio padre. Lei che per quel lavoro e quel condominio ha dato tutto. Lei che era sempre disponibile anche oltre l’orario di lavoro. Che quando ha avuto il tumore, stupidamente, ha preso ferie(!!!) anziché malattia per andare a fare le chemio. Lei che si è anche sentita dire: e chi gliel’ha chiesto?! Lei che ha visto nascere bambini, ha visto persone tentare il suicidio, ha sentito mille pettegolezzi, ha ascoltato mille lamentele, ha offerto tanti caffè, ha fatto tante torte, ha tenuto mille pacchi, ha aperto case che si stavano allagando, ha fermato gente con cattivi propositi, non ha preso un giorno di ferie oltre quelli di ferragosto…ma soprattutto lei che per quel condominio (e i suoi abitanti) c’è sempre stata negli ultimi ventisei lunghi anni è stata rottamata come una grondaia che perdeva o come la facciata da rifare.
Sapete che dopo aver preso la decisione di togliere la portineria, quelli che hanno votato a favore, non hanno più rivolto la parola a mia madre? Davvero! Eppure per entrare in casa loro dovevano ogni volta passare davanti a lei e ogni volta hanno guardato per terra o si sono girati dall’altra parte. Le hanno fatto sapere qualcosa scrivendole biglietti o chiamando l’amministratore, una guerra fredda di cui ancora oggi fatico a capacitarmi.
Ma oggi finirà anche quella. Lasciamo in quel condominio un sacco di ricordi, la mia infanzia e giovinezza, poche stimate persone che spero di non perdere nel proseguo del mio cammino.
Il 31 chiuderemo per l’ultima volta quella porta che per tanto è stata semplicemente casa nostra, quei pochi metri quadri che ci hanno visto ridere e disperare ma che soprattutto mi hanno insegnato una cosa: una persona non si giudica da ciò che ha ma da ciò che è.

Adoro mia mamma, una donna sorridente ma soprattutto coraggiosa, perché ha saputo rendere quel buco una casetta in cui non mancava nulla e in cui soprattutto c’è stato Amore. E ti dico: mamma! Pensa a Rossella: domani è un altro giorno e forse sono davvero arrivati i tempi migliori!

Saluto piazza Bottini con le lacrime agli occhi sapendo che tornerò ma che non sarà più la stessa cosa.

Alzo gli occhi verso il palazzo e sorrido perché nonostante la cattiveria ricevuta ho imparato che…tutto torna.

Ciao piazza Bottini, abbiamo un’altra vita da iniziare ma tu stai tranquilla…rimarrai sempre nel nostro cuore.

5 commenti:

  1. Bellissimo Michi, mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Sei veramente una grande. Un bacio, Marghe

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  2. Carissimi zia Angela, Miky, Remo e Stefano ... con le lacrime agli occhi vi dico che ci mancherete!!! Abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto di piazza Bottini per 15 anni e siete stati x me ed Irene una famiglia. Vi vogliamo bene!!! Michy&Irene

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  3. bellissima pagina di vita.... che rende a noi che leggiamo tante emozioni....che questi valori siano sempre dentro di te.....

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  4. 31.05.2015 è finito definitivamente il trasloco.
    La porta di piazza bottini si è chiusa dietro di noi e con lei una parentesi della vostra/nostra vita.
    Sono entrata per la prima volta in quella casa nel 2006 avevo 9 anni in meno e parecchi kg in meno :-). Mi avete accolta come una figlia .. insieme abbiamo passato momenti belli - bellissimi - brutti - bruttissimi e tutti in quei 40 mq!

    Ricordo feste di compleanno/Natale che siamo arrivati a starci in 16 intorno a quel tavolo seduti stipati su quella cassapanca. Ma ci stavamo e non c'era neanche la sensazione di stare stretti.
    Piazza Bottini era un rifugio per tutti. Ed Angelona era (e comunque resta) la confidente preferita sempre pronta a dare un buon consiglio, ad offrire un abbraccio ed un caffè.

    Spesso la mattina prima di andare in ufficio alle 7 suonavo il citofono per fare colazione con lei...brioches al cioccolato per me e vuota per lei. di sottofondo il russare del Chicco e Remo che si alza per andare in bagno rispedito subito a letto.

    In questi giorni/settimane di trasloco ho visto pian piano la casa smantellarsi ed ho visto Angelona lasciare in quelle 4 mura gran parte del suo cuore.
    Ho visto lacrime sul viso di molte persone al pensiero che lei non sarà più li ed ho visto quanto bene c'era intorno a questa donna.

    Non si deve permettere a 4 poveracci di rovinare 30 anni d'amore.

    "Si può togliere una portinaia dalla portineria ma non la portineria dalla portinaia"

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  5. sono passaggi della vita duri , e sono tante le persono che passano da queste situazioni.... ma coraggio .. a me personalmente la vita ha insegnato che anche un pallone difficile puo' essere schiacciato forte , e a volte vincere uno scambio difficile puo' cambiare la partita ,,,, e voi che avete giocato a pallavolo sapete bene che e' cosi'....bisogna provare a superare questi momenti senza guardarsi troppo indietro

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