venerdì 8 maggio 2015

Quello che mi manca delle Cicladi

è il motorino!

Il cibo, il mare, le case bianche certo. E il motorino!
E il fatto che nella vita post cane non possa raggiungere la Grecia visto che tutto il mondo pare sconsigliare di far fare ai cani un viaggio aereo :-(

Ero al parco in un raro momento di sole e bel tempo e pensavo alla vacanza alle Cicladi, al giro di 22 giorni tra un'isola e l'altra, la scoperta di quella terra che mi ha conquistato il cuore.

Ogni isola un motorino diverso, ognuno battezzato con un nome diverso perchè era il destriero che ci conduceva alla scoperta di un paese che sognavo di visitare da anni.

Sotto il caldo cocente, sfrecciavo (sfrecciavo per modo di dire) sulle strade polverose tra file di bassi arbusti, spesso controvento. Mi fermavo agli alberi di fico e
mangiavo tutti quelli che riuscivo a raccogliere senza dovermi arrampicare. Puntavo le rare colline che si stagliavano all'orizzonte e le risalivo per arrivare sulla loro cima a guardare un paesaggio che mi rinfrancava ad ogni sguardo.
Percorrevo chilometri senza meta, fermandomi dove capitava, godendomi ogni raggio di sole che colpiva il mio corpo. Cercavo l'ombra di qualche sporadico albero sotto cui fiondarmi per evitare le ustioni, scoprivo calette deserte in cui mi buttavo a pucciare piedi e corpo, munita di maschera e boccaglio ed osservando rapita quegli strani pesciolini che mi si affiancavano e mi pizzicavano i piedi.

Qui sotto un video di una gita nell'isola di Antiparos: 

Quel giorno io e la Titti abbiamo girato tutta l'isola in un paio di ore. Soffocate dal caldo, cercavamo disperate un ristorante ma intorno a noi c'erano solo stradine color ocra e vitigni. D'improvviso, dopo una curva, il cartello di una taberna. Ci hanno fatte accomodare all'aperto, sotto un albero, ad un tavolo di quelli che traballano perchè il terreno era sconnesso, sterrato. Qualche gallina ci passava vicina, un cane era legato ad una lunga corda, i proprietari gentilissimi ci hanno servito il polipo più buono mai mangiato in vita mia, bagnato dall'aceto, cotto sulla legna. Mi vien quasi il magone a ripensare a quel momento bucolico, in un'isola semi-deserta, incorniciata da un cielo azzurro terso, permeata da un caldo avvolgente e da bassi arbusti che coloravano il secco paesaggio.
Finito il pranzo siamo andate al mare che però era pieno di alghe e abbiamo aspettato la partenza dell'ultimo traghetto, rimontando in sella a "people" lo scooterone che non superava i 40 all'ora ma che col suo capiente bauletto e il suo abbondante sedile è diventato il mio motorino del cuore.

Come quella vacanza, una delle più belle della mia vita anche grazie alla libertà di quei viaggi senza meta che attraversavano delle isole di una bellezza senza tempo.

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