martedì 18 settembre 2012

Il nostro Sic (Simoncelli) - scritto da sua madre e suo padre

Questa volta vorrei "recensire" un libro in modo diverso.
Niente "voti" o "consigli" solo qualche riga su come ho percepito IO questo libro.

E' un libro scritto da un giornalista amico di Marco Simoncelli e famoso volto delle cronache dei motogp, Paolo Beltramo. in cui sono raccolti gl aneddoti di chi ha vissuto con il pilota fino al tragico giorno della sua morte.
Su tutti spicca il padre Paolo con cui traspare avesse un rapporto simbiotico di tenerezza incredibile.
La sorella Martina, di soli 14 anni, non compare mai. Forse una scelta della famiglia.
Le parole della madre mi hanno fatto uno strano effetto. Nella tragedia mi era sembrata (comprensibilmente) spaesata ma anche nei racconti che sceglie per questo libro traspare un rapporto "filtrato", come se lei fosse stata sempre un passo indietro al padre.
La morosa Kate non mi è piaciuta: nel libro sembra una menosa che vuol sembrare una dura.
E poi lui, Marco Simoncelli.
Fino alla sua scomparsa lo conoscevo poco.
Ho seguito spesso i motomondiali perchè quando Valentino Rossi vinceva era divertente: curve, sorpassi, "spallate" o come amano dire loro "bagarre".
Poco per volta si stava facendo strada quel lungagnone con dei capelli assurdi che nelle interviste sembrava la copia di Valentino coi riccioli. Gareggiando nelle serie inferiori lo spazio dato a lui era molto minore rispetto a quello di molti altri piloti della classe regina.
Eppure ammetto che in qualche modo mi aveva colpito. Certo la sua capigliatura aveva rapito ben presto il mio cuore ma anche un'altra cosa...il suo sorriso: non sembrava mai finto.
Ricordo il giorno che è morto.
Era una domenica in cui
avevo dormito fino a tardi. Erano circa le dieci o le undici e appena alzata ho acceso la tv perchè sapevo che stavano trasmettendo una corsa.
Era il periodo che Simoncelli andava forte ma la settimana prima aveva sbattuto giù Pedrosa (che si era rotto la scapola e non aveva potuto lottare per il mondiale) e molti piloti si erano pubblicamente schierati contro di lui definendolo un pazzo, un irresponsabile che prima o poi avrebbe finito davvero col fare del male a qualcun altro.
Gli erano arrivate addirittura delle minacce di morte!
Per chi non lo sapesse Simoncelli detto Sic era famoso per la guida al limite.
Comunque andava forte e sembrava andare sempre meglio, cadeva sempre più raramente ed era costantemente tra i primi a giocarsela.
Bene, accendo la tv e vedo il collegamento dallo studio. Tre persone parlano al passato. Il loro modo sommesso mi fa strano. Pochi minuti e appare un Paolo Beltramo sconvolto. Decine di microfoni circondano il dottore del posto e in un inglese straniero sento dire che "il pilota Marco Simoncelli è morto".
Non ci posso credere.
Morto.
Inizia lo show delle immagini da ogni angolo e al rallentatore, il casco che vola, due moto che gli passano sopra, il corpo che scivola sull'asfalto con quel mazzo di capelli che sembrano non avere più anima.
Il papà che corre in motorino e che aiuta i barellieri in pista a mettere il figlio sull'ambulanza.
Beltramo che ne annuncia e conferma la morte con gli occhi pieni di lacrime come se fosse stato suo figlio.

Morto.

Dopo neanche un anno è uscito un libro su di lui pieno di fotografie e di racconti di chi ha vissuto quel ragazzo in prima persona. 200 foto e altrettante pagine colorate e ricche di racconti di chi l'ha vissuto in prima persona.
Come mai ho deciso di comprarlo?
Pochi mesi fa mentre guardavo qualche video su youtube mi è capitato un video di Simoncelli che si chiamava tipo "una giornata con Sic". Un giornalista lo seguiva dalla sveglia al saluto della buonanotte, stava con lui durante il pranzo e nel motorhome, mentre parlava coi tecnici e mentre faceva gli autografi.
Dura circa mezz'ora e lo potete trovare facilmente se digitate il suo nome.
In quel momento ho capito (forse) perchè era così amato: sembrava davvero uno di noi.
Sopratutto sembrava spontaneo. Uno può fare il simpatico per cinque minuti durante un'intervista ma poi viene fuori realmente com'è.
Prima di leggere il libro pensavo che mi sarebbe piaciuto conoscerlo ma ora che ho letto il libro...ho pensato che forse non saremmo andati molto d'accordo :-) Dal ritratto che ne fanno i genitori viene fuori che era una persona originale. Sensibile, testone ed immancabilmente ritardatario.
Chi lavorava con lui diceva che era un maniaco perfezionista e tutti dicevano che era un artista dello sfinimento: ovvero se voleva una cosa la chiedeva per così tante volte che uno pur di farlo stare zitto gli diceva di si.
Quello che non avevo mai percepito di lui è quanto fosse un esagerato. In macchina correva come un pazzo e si divertiva sempre a fare i traversi. Ha rotto molti pezzi della sua auto, è andato decine di volte nei fossi, ha fasciato dei muretti, si divertiva a fare spaventare i suoi passeggeri e cercava sempre il limite, non solo quando guidava!
Si racconta di salti nel fiume direttamente dagli alberi.
Di discese dalle attrazioni dell'Aquafan in modo vietato.
Di muri buttati giù per parcheggiare l'auto col freno a mano.
Di moto o auto recuperate dall'Aci a metà delle strade.
Tutte cose che per una come me che non si è mai ubriacata e non ha mai fatto un traverso con l'auto non solo sono incomprensibili ma danno anche fastidio.
Leggi che guidava a 90 kmh in stradine cieche e ti chiedi: "ma come faceva a non preoccuparsi del caso se fosse arrivato qualcuno?!".
Il libro è pieno di aneddoti che fanno pensare ad un aggettivo: incosciente.
Di tutto il libro mi ha colpito la testimonianza di Andrea Dovizioso, uno dei pochi ad ammettere di non essere mai stato un amicone del Sic. In una parte ha detto che loro due erano diversissimi: uno tutto irruenza ed istinto, l'altro più tecnico e riflessivo. Conclude con un: "di sicuro Marco non ha avuto rimpianti nella sua vita perchè ha sempre fatto quello che sentiva, al massimo. Mentre io a volte a volte avrei potuto prendermi più rischi...".
A parte l'incoscienza però viene sottolineato da tutti un aspetto del carattere di Marco: la sua bontà e la sua simpatia. Sembrava una persona che amava fare gruppo e sdrammatizzare anche gli episodi peggiori. Un tenerone che non si vergognava ad abbracciare mamma e papà in mezzo ai colleghi e che anche se aveva la morosa non rinunciava alle uscite con gli amici.
Il libro si chiude con questa frase: mi piacerebbe che la gente vedendomi correre in moto si emozionasse.
A neanche un anno di distanza ammetto che Marco Simoncelli manca al mondo delle corse. Saranno stati i capelli, sarà stata la parlata romagnola, sarà stata la battuta pronta o saranno stati i sorpassi azzardati comunque sia quel ragazzo era riuscito a fare qualcosa di speciale.

Ora l'impresa più gravosa tocca ai genitori. Riuscire ad andare avanti mentre ancora tanta gente li cerca scrivendo loro lettere e mandando pensierini. Gesti gentili che però non permettono loro di elaborare il lutto poichè quotidianamente gli viene ricordata la loro perdita.

Per chi fosse interessato a prendere il libro, fino a fine Settembre è in offerta alla Feltrinelli e il ricavato verrà devoluto in beneficenza.

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