giovedì 11 settembre 2014

Foto tra realtà e finzione: futuro inquietante

Qualche giorno fa ho letto un articolo condiviso da un amico su facebook: una ragazza è andata in vacanza per 5 settimana in Asia. Ma era tutta una finzione!
Col sapiente uso di photoshop + fantasia, ha creato delle immagini ad hoc e nessuno dei suoi parenti/amici si è accorto che quelle foto erano finte e sopratutto...che lei era comodamente seduta sul divano di casa sua.
Questa cosa mi ha fatto riflettere perchè secondo me viaggiare è bellissimo. E condividere anche. Ci sono posti che non potremo mai vedere nella vita: vuoi per il poco tempo che ci è concesso su questa terra, vuoi per la disponibilità economica, vuoi per paure e/o ansie. 
Un tempo chi viaggiava era un avventuriero. Ed anche oggi in fondo guardiamo con una sorta di ammirazione chi parte per viaggi che reputiamo fantastici (per qualcuno la Polinesia, per altri il Safari, per altri ancora la particolare Russia).
Eppure ogni volta che torno da una vacanza mi chiedo:
ma per chi sto facendo le foto?
Sono pochi gli amici che apprezzano le serate a ridere riguardando album vecchi o pose da sirenetta dell'ultima vacanza.
Prima di tutto io le foto le faccio per me. Su Facebook ormai ne metto pochisime (a parte quel el cane ). Sapete bene che sono una romanticona che le stampa e riempie interi album dei ricordi. Però ogni tanto penso: cosa scatto a fare quando basta che digito una parola su internet ed escono centinaia di foto migliori della mia?
La differenza sta nel vissuto.
E' una constatazione. Ma anche una domanda.
Nelle mie foto so che IO sono stata davvero in quei posti, che una parte di me (pensiero assurdo lo so) rimarrà sempre lì.
Il viaggio è così cambiato nel tempo!
Prima viaggiava chi faceva le guerre. O chi mercanteggiava. Viaggiavano i ricchi mentre i poveri zappavano la terra. Viaggiavano i reietti della società, spediti oltreoceano per risparmiare su carceri, esecuzioni e controlli. Viaggiavano i temerari che volevano aiutare il prossimo, che volevano dire anche a chi non poteva muoversi che la Terra non era piatta: era rotonda! Che i confini erano una cosa in corso di evoluzione e che l'ideale di famiglia cambiava di Stato in Stato.
Molti esploratori non vedevano l'ora di tornre a casa, altri non vedevano l'ora di dimenticare casa. Alcuni morivano in viaggio. Alcuni venivano fatti schiavi, altri semplicemente sceglievano di rimanere nella Terra che li aveva "chiamati".

Perchè continuiamo a viaggiare oggi?
Perchè andare a New York quando con internet si può perfino camminare per le sue strade (google streep map), scoprire tramite i serial tv i posti più famosi (vedi CSI scena del crimine) e sapere che mostra c'è grazie ad una app sullo smartphone?
Ma lo stesso vale per la Grecia, per il Mozambico, per la Cina. 
I voli si sono fatti più economici e varie promozioni esortano a scoprire città ancora poco famose (o poco turistiche).
Finisce che abbiamo tutti le stesse foto: davanti al Colosseo, in fila agli Uffizi, coi piccioni al Duomo,  in equilibrio su una gamba sola al Corcovado, indicando un mattoncino vicino alla grande Muraglia, accarezzando un pesce nel Mar Rosso...
A volte perdiamo più tempo a fare foto di paesaggi, cose e cibi che a goderci il viaggio stesso.
Infatti dei vari posti visitati, a poco a poco perdo i particolari "fisici" visitati: non ricordo più la sensazione di freddo del mare di Fuerteventura, ne il colore dell'acqua di Mykonos. Di Madrid ricordo solo i senza tetto per strada! 
Quello che non dimentico sono le persone: i pazzi resi allegri dalla birra in Scozia, le serate a patatine con una famiglia Norvegese a Creta, l'anziano in bicicletta vicino Ravenna.
Le foto mi aiutano a ricordare momenti cristallizzati in uno scatto anche se a volte il tempo cancella particolari e nomi.

Ho trovato davvero inquietante il risultato ottenuto da parte di quella ragazza che con la sua "opera" ha voluto dimostrare come oggi, con le tecnologie in nostro possesso ed accessibili a tutti, si possa davvero modificare la realtà. Pensate le implicazioni! Certo non ci voleva lei a farci aprire gli occhi e ad alcuni le sue 5 settimane passate a "creare" vacanze fantasma possono sembrare assurde ma...pensate.
Dico pensate. 
Vi ricordate Matrix? La sottile (e ripeto inquietante) distinzione tra reale e finzione? Mi sembra che non siamo poi molto lontani e ogni tanto mi è capitato di soffermarmi sulla terra che calpestavo e di toccarla per bene e di annusarla e di pensare: è vera e io sono davvero qui!
Pensate ai vari conflitti che ci sono nel mondo e a come sia facile, per chi detiene il controllo dei mezzi di comunicazione, manipolare la realtà. 
Sto diventando pazza?
A volte mi sento insicura e vittima di un mondo in cui stiamo diventando inconsapevolmente vittime di una grandissima finzione.
L'unica cosa che può salvarci (?) dal dubbio tra fantasia e realtà credo siano ancora le persone. Una bella chiacchierata, una forte litigata, un gelato al bar sotto casa, una passeggiata lungo il fiume sono cose che non si possono fingere ne fare attraverso uno schermo. Fino a quando non creeranno dei robot a nostra immagine e somiglianza...

Fino ad allora giriamo il mondo il più possibile, scattiamo quanto vogliamo ma non dimentichiamoci di vivere il posto perchè una foto da sola non dice nulla. Può solleticare il gusto estetico ma quando si ancora ad un ricordo vero, vissuto in prima persona...è lì che ci tocca dentro, che ci emoziona anche a distanza di tempo e spazio. E' li che ci dice: esistiamo davvero.



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