martedì 7 settembre 2021

Pallavolo: un addio non voluto

Ho aspettato qualche giorno a scrivere su questo ennesimo addio, il terzo nel corso della mia vita, alla pallavolo.

una Michy quattordicenne alle prese con la sua "specialità": il muro

All’inizio non ci volevo credere e non ci stavo su a pensare troppo. Poi i giorni sono passati ed è diventato tragicamente evidente che si: quest’anno non avrei potuto allenare.

Ho scritto di proposito “non avrei potuto” perché in verità io avrei voluto ma… mi viene impedito in quanto non possiedo il Green Pass (che d’ora in poi abbrevierò qui in gp).  

I pensieri oggi sono davvero tanti ed ammetto alcuni anche dolorosi.

La prima volta che ho detto addio alla pallavolo è stato un addio alla pallavolo giocata. Dopo due anni difficili in quel di Vigevano, facendo la spola da Milano per mantenere anche il mio lavoro da impiegata, non avevo trovato squadra per la regola delle over. Già allora una forma di discriminazione, no? Praticamente in ogni squadra di pallavolo femminile (notare bene femminile perché nella maschile questa regola non c’era!) non potevano esserci più di quattro atlete over. Over di che? Over di età, logicamente. La cosa “comica” nella sua tragicità è che era considerata over una pallavolista sopra i 28 anni. Potete crederci? È andata così. La regola in sé non proibiva alle over 28 di giocare ma metteva dei vincoli pesanti alle società che si trovavano quindi costrette ad eliminare le “vecchie” per fare spazio in squadra alle giovani (sempre per i paradossi, solo qualche anno prima vigeva la regola opposta dell’under ovvero che in squadra c’era l’obbligo di avere tre giocatrici under). Al di là del merito, dovevano esserci otto giovani e quattro over. Una cosa assurda che offende il concetto stesso dello sport per cui una persona dovrebbe meritare per la sua prestazione e non per i suoi dati anagrafici. La rabbia, a quei tempi, era così tanta che, unita all’impotenza, mi aveva quasi fatto esser felice di abbandonare la pallavolo. Nota: io fui tagliata sentendomi dire che per l’amica di dirigente ed allenatore (scarsa ed over) ci sarebbe stato spazio anche in serie A!

io e la Titti a Vigevano (sullo sfondo la mia barbamamma 💓, a muro n°4 Serena Moneta)


Quell’addio, comunque, fu un bel colpo, l’ammetto. Per la prima volta in quindici anni, all’alba dei trenta, non ci sarebbe stata pallavolo per me. Eppure, il 2013 non lo ricordo per quel motivo ma per l’arrivo di Cam che, coincidenze della vita, arrivò il 19 Ottobre: proprio il weekend in cui iniziava solitamente il campionato di pallavolo!

Per due anni la pallavolo per me non esistette quasi più: faticavo anche a guardarla in televisione. Però, a parte l’amarezza iniziale, iniziai a godere del mio nuovo tempo libero.

La passione però può diminuire ma non scemare del tutto e quando un’amica mi disse che una squadra delle divisioni cercava proprio un centrale ed un’alzatrice.... cedetti al richiamo del Mio Sport. Ad inizio 2016 ripresi così a giocare e in verità fu un’esperienza pessima: le compagne ci vissero come corpi estranei e dimostrarono quanto la loro limitatezza tecnica fosse anche mentale. Tutte tranne una: Maria non dimenticherò mai le tue parole a fine anno, grazie.

Nonostante alcuni di quegli elementi dediti all’alcool, più che alla pallavolo, la passione per il mio sport era tornata in tutta la sua prepotenza ed insieme alla Titti decisi di accettare la proposta di Carugate che voleva fare la promozione con la sua serie D. Il tentativo durò poco perché il 19 Novembre 2016, dopo poco più di un mese dall’inizio nel campionato e nella mia partita record di punti (26 in due set e mezzo), mi ruppi il crociato. Disperazione e fine della “carriera”. Già ad inizio anno avevo detto che sarebbe stato l’ultimo in cui avrei giocato ma finire così, trasportata fuori a braccia e devastata dalle lacrime fu una bella botta. Ed è questa la seconda volta che dissi addio, questa volta definitivamente, alla pallavolo giocata. Rimane però un originalissimo Titti di tutta la squadra:



Pallavolo giocata però perché alla fine in palestra mi è sempre piaciuto stare e nel 2018 ho pensato: chissà come sarebbe stare dall’”altra parte della pallavolo ovvero allenare?

Allenare è totalmente diverso, spesso ci si sente impotenti perché non si può più aiutare la squadra con le proprie azioni tecniche ma solo con le proprie parole, pensieri, concetti. Ho dovuto rimettermi a studiare: ho letto libri, ho fatto corsi, ho guardato migliaia di video, ho seguito anche lezioni straniere ma soprattutto ho provato a mettere la stessa passione che avevo per la pallavolo giocata nella pallavolo allenata. È stato difficilissimo: ma mi sono divertita e ho ottenuto delle belle soddisfazioni nell’allenare le (mie) ragazze di Carugate. Tante volte sotto le foto di squadra loro scrivevano un concetto speciale: #wearefamily. Perché una (vera) squadra è così: si fatica e ci si diverte, insieme, nonostante tutto.

foto che testimonia tante cose: gioia, unione, soddisfazione, supporto, passione, sport e... voi cosa ci vedete?
 

Sono tornata a stare bene con la pallavolo, vogliosa di scoprire cose nuove e di farle fare in palestra. E i progetti non erano mica finiti, il mio entusiasmo non si era spento ma… non posso comunque allenare perché ogni tesserato delle società deve avere il GP (o vaccino o tampone ogni 48h!).

Possibile che davvero dovessi dire addio alla pallavolo così? Per la terza volta?

Sono una persona sana, fino a prova contraria, a cui hanno tolto diritti nell’indifferenza (o peggio nel giubilo) della gente. Ma sono anche una persona coerente con le mie idee ed i miei principi e non ho accettato di farmi ricattare da una decisione incoerente, illegittima e dittatoriale.

La cosa più tragica è stato poi scoprire che la quasi totalità delle atlete della società, persone fortemente minorenni, alcune anche sotto l’età del “vincolo”, hanno continuato l’attività e sono quindi state tutte massicciamente vaccinate (nonostante in tutto ilmondo, da mesi ormai, si dica che i rischi per queste fasce d’età superino ibenefici).

Solo una mamma di una nostra ex atleta ci ha mandato un messaggio di "solidarietà" e dispiacere. Solo un’altra mamma ci ha scritto la sua titubanza di vaccinare la figlia per farle fare sport (perché per la scuola il gp non serve). WeAreFamily? "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo" - Lev Tolstoj

Fortunatamente nella vita tutti sono utili ma nessuno indispensabile. Speriamo solo di non fare la fine di Hatshepsut (il Faraone – donna – cancellato dalla Storia)!

Magari in futuro la situazione cambierà e cara Pallavolo ci incontreremo ancora ma questa volta il Ciao ha il sapore dell’addio. 

Detto questo: 

  • nel 2013 è arrivato Cam
  • nel 2017 ho iniziato ad allenare
  • nel 2021... Chissà cos'avrà in serbo per me la vita? 
Dopotutto non si dice che "chiusa una porta si apre un portone"?
Saluto così i miei conoscenti invidiosi/pecoroni/beceri - facendovi pure il gesto dell'India (se non sapete com'è vi giro un tutorial)



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