giovedì 24 gennaio 2013

Sofia si veste sempre di nero - Paolo Cognetti

del 2012
203 pagine

Dedicato alle persone che hanno avuto un rapporto conflittuale con i genitori e con l'umanità


Trama:
Libro in 10 capitoli la cui protagonista è Sofia, figlia di due persone che si sono sposate per ripiego e che non sono state in grado di seguire i propri sogni (la madre) e neanche di aprirsi tra loro sinceramente. Il padre fa carriera in un'azienda automobilistica ma piuttosto che tornare a casa dai suoi cari fa gli straordinari e finisce per innamorarsi di una collega più giovane con cui instaura una relazione clandestina. Sofia rimane a casa con una madre sempre più depressa che si anima solo quando ospitano in casa per qualche mese il
 figlio di un amica. La ragazzina si trova così vittima di una famiglia che comunica con i silenzi e cerca di attirare la loro attenzione colorandosi i capelli in modo pazzo e tentando il suicidio a 16 anni. Solo l'intervento di una zia ex terrorista che se la porta a casa con sè le farà tornare la voglia di vivere o quantomeno di seguire le sue inclinazioni di attrice. Il fatto è che Sofia è incapace di crescere e di creare relazioni durature e una volta morto il padre di malattia piuttosto che fare ritorno a casa dalla madre andrà a fare la cameriera in America aspettando che anche quest'ultimo legame originario si sciolga e forse la faccia sentire ancora più sola di quanto già non sia
.


Mie considerazioni:
Ho iniziato a leggerlo svogliatamente perchè una persona non me ne aveva parlato bene e invece ne sono stata conquistata dopo qualche decina di pagine.
La storia purtroppo è (ancora) quella di una persona che non vive serenamente e che ha difficoltà a rapportarsi con le persone nel mondo; ma lo stile con cui è scritto mi è piaciuto molto.
Ho apprezzato in particolar modo un passo, quando la protagonista chiede ad una ragazzina appena incontrata il suo nome e le chiede se le piace. Una domanda che a molti potrebbe far strabuzzare gli occhi. Se mi piace il mio nome? Non è una cosa su cui forse si è mai riflettuto invece è la prima cosa impostaci nella vita! Sofia spiega come presso gli indiani d'America usassero dare un nome provvisorio, si un nome a tempo. Poi un giorno lo stregone, guardandoci bene in faccia e pensando a cosa avevamo combinato fino ad allora ce ne avrebbe assegnato uno più calzante.
Mi è piaciuto per buona parte e ho apprezzato che l'autore non sia caduto nella tentazione del lieto fine però...però alla fine l'ho trovato senza conclusione. La protagonista vuole sembrare una vittima di un rapporto nato male (e finito peggio) tra i suoi genitori ma credo che si sia crogiolata troppo nel ruolo di vittima dimenticandosi troppo spesso che la vita non è solo conseguenza delle azioni degli altri ma sopratutto...delle nostre.



Citazioni:
  • Le piaceva sedersi in studio di fronte ad una persona, metterla a proprio agio, e poi cercare di scoprire che cosa nascondeva: con qualcuno era come sfogliare un libro, con altri forzare una cassaforte. Ma prima o poi tutti cedevano alla tentazione di svelarsi.
  • Roberto si era ormai rassegnato a pensare fosse quello l'amore degli adulti: un esercizio di indulgenza e tolleranza, abituarsi ai difetti di un'altra persona e infliggerle i propri, caricarsi sulla schiena il fardello della sua infelicità.
  • A una persona puoi chiedere un pò di compagnia. Ma non di fondersi con te, affidarti la sua vita e farne una cosa sola con la tua. Se chiedi questo all'amore, finisce che ti deludono tutti.

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