venerdì 28 ottobre 2016

Quella voglia di umiliare


Ieri dopo il lavoro ho raggiunto un amico di cinquant'anni su una panchina in un parco. Occhi rossi, volto scavato, capelli sfatti. Tremava. Era appena uscito dall'ufficio del suo avvocato e non aveva neanche la forza di sfogarsi. 
Dove lavora hanno deciso di
farlo fuori instaurando una guerra psicologica che lo porta a vomitare ogni mattina prima di entrare nel suo ufficio.
L'hanno convocato e lo hanno umiliato riempiendolo di male parole sulle sue incapacità. Quest'uomo lavora in quell'ufficio da sette anni ma improvvisamente è diventato incapace. Lo conosco da dieci e so per certo che è una persona affidabile, infaticabile, precisa che non fa le vacanze da anni e che si è messo in malattia solo in casi estremi. La ditta va bene, il lavoro c'è ma sono arrivati a farlo sentire inutile e quando ieri mi ha detto su quella panchina umida: mi hanno umiliato è venuto il magone anche a me.

Un amico di venti anni è venuto su da giù. Ha trovato subito lavoro e si è dato un gran daffare perché deve mantenersi da solo e si è trovato a lavorare 60 ore a settimana al posto di 40. E senza uno straordinario pagato. Si è trovato a dover fare mansioni diverse dalle quali per cui era stato assunto ma sopratutto... è stato preso a male parole, insultato, minacciato e quando tornava a casa da solo non riusciva a chiudere occhio. Ho visto però la forza di un giovane, ho sentito il suo orgoglio nel dire resisto perché tra un anno potrebbero promuovermi e finalmente potrei provare a fare un mutuo per prendermi una casa; nelle sue parole la forza dei sogni ancora. E lo guardavo con ammirazione e sempre un po' di occhi lucidi.

Una conoscente di quarantacinque anni è stata licenziata per mancanza di lavoro. Per due anni è andata di porta in porta a chiedere se poteva pulire le case; nelle agenzie non entrava più perché col suo titolo di studio la facevano sentire una mentecatta. Non aveva più la forza di uscire di casa, si sentiva inadeguata. A tutto.

Una donna di mezza età è stata rilegata a fare scansioni tutto il giorno. Otto ore di scansioni con un capo di venti anni di meno che le da del tu. E della deficiente.

Un uomo di quaranta fa turni inumani, per lui non esistono festivi e quando passano i suoi colleghi non lo chiamano per nome. Gli dicono: "ragazzo". 

Due ragazze hanno chiesto di poter indossare una polo ogni tanto al posto delle solite camicie. Hanno ricevuto una lettera di richiamo perché in sede di colloquio era stato richiesto un certo vestiario. Mai fornito dalla loro ditta.

Tante storie dietro cui non ci sono solo parole ma persone, vite, sentimenti. Con purtroppo un unico comun denominatore: quella voglia di umiliare dei loro capi e/o colleghi. 

Ovunque mi giro vedo persone umiliate da altri esseri che definire umani è ridicolo, perché di umano hanno poco. Gente che trova la sua realizzazione nel dire cosa fa nella vita quando dovrebbe preoccuparsi maggiormente di quello che è nella vita.
Gente che si riempie la bocca col suo master e che poi non sa inserire una cialda di caffè nella macchinetta.
Gente che deve far parlare la sua segretaria perché non sa mettere due parole di fila in italiano corretto.
Gente che si permette di umiliare perché dall'altra parte trova persone che hanno bisogno di uno stipendio.

Una donna alla soglia della pensione è stata vittima di una cospirazione (volta a licenziarla) degna di un film americano; le hanno tolto il saluto e le hanno insultato il marito disabile. Pensava che la sua vita sarebbe stata tristemente diversa, lontana da quel guscio ormai familiare. Invece ora è più felice che mai. 

Io lotto contro l'insensata voglia di umiliare vigente ai giorni nostri e dico a tutte le persone qui sopra e a tutti quelle che stanno leggendo e che vivono situazioni simili che non dovete mai permettere che alcuni infidi esseri mettano in dubbio le vostre capacità ma sopratutto ciò che siete.

Forza!

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