venerdì 20 ottobre 2017

Odisseo ed Argo - tratto da "E Dio aveva un cane"

immagine dal sito www.slideplayer.it

Durante un evento Coren si ritrovò con dei colleghi uno dei quali disse che il sentimentalismo per i cani è qualcosa di moderno, frutto del bisogno degli uomini spostatisi in città di
avere qualcuno con cui avere delle interazioni emotive e sociali (visto che spesso si sentono emotivamente isolati nelle città) e che non esisteva nella letteratura menzione di particolari legami tra uomo e cane.

Coren però sfoderò un passo di un poema epico di 28 secoli fa, l'Odissea, che vi riporto qui sotto e vi consiglio di leggere:

Il cane di Odisseo - (Odissea libro XVII, versi 290-329)
Mentre questo dicevano tra loro, un cane
che stava lì disteso, alzò il capo e le orecchie.
Era Argo, il cane di Odisseo, che un tempo
egli stesso allevò e mai poté godere nelle cacce,
perchè assai presto partì l'eroe per la sacra Ilio.
Già contro i cervi e le lepri e le capre selvatiche
lo spingevano i giovani; ma ora, lontano dal padrone,
giaceva abbandonato sul letame di buoi e muli
che presso le porte della reggia era raccolto,
fin quando i servi lo portavano sui campi
a fecondare il vasto podere di Odisseo.
E là Argo giaceva tutto pieno di zecche.
E quando Odisseo gli fu vicino, ecco agitò la coda
e lasciò ricadere la orecchie; ma ora non poteva
accostarsi di più al suo padrone. E Odisseo
volse altrove lo sguardo e s'asciugò una lacrima
senza farsi vedere da Euméo; e poi così diceva:
" Certo è strano , Euméo, che un cane come questo
si lasci abbandonato sul letame. Bello è di forme;
ma non so se un giorno, oltre che bello, era anche veloce
nella corsa, o non era che un cane da convito,
di quelli che i padroni allevano solo per il fasto ".
E a lui, così rispondevi, Euméo, guardiano di porci:
" Questo è il cane d'un uomo che morì lontano.
Se ora fosse di forme e di bravura
come, partendo per Troia, lo lasciò Odisseo,
lo vedresti con meraviglia così veloce e forte.
Mai una fiera sfuggiva nel folto della selva
quando la cacciava, seguendone abile le orme.
Ma ora infelice patisce. Lontano dalla patria
è morto il suo Odisseo; e le ancelle, indolenti,
non si curano di lui. Di malavoglia lavorano i servi
senza il comando dei padroni, poi che Zeus
che vede ogni cosa, leva a un uomo metà del suo valore,
se il giorno della schiavitù lo coglie ".
Così disse, ed entrò nella reggia incontro ai proci.
E Argo, che aveva visto Odisseo dopo vent'anni,
ecco, fu preso dal Fato della nera morte.
Tratto dal sito http://www.oretti.it

L'unica lacrima che Odisseo/Ulisse versa nell'intero poema è per il suo cane Argo. Evidentemente anche duemila anni fa tra uomini e cani c'era già qualcosa di speciale.

Citazione di Roger Caras: "noi diamo loro (ai cani ndr) l'amore che ci avanza, il tempo che ci avanza. In cambio i cani ci hanno dato il loro tutto assoluto. E' senza dubbio l'affare migliore che l'uomo abbia mai fatto".


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