martedì 19 maggio 2020

In fila, distanziati e con la mascherina. E' questo il futuro che ci aspetta?

Ieri c'è stato il "libera tutti". O quasi.
Dopo quasi tre mesi di arresti domiciliari globali, terrorizzati dalla mono-notizia di morti e virus-virus-virus la gente è tornata ad uscire di casa col beneplacito del Governo. 
Nei bar si è finalmente rivisto qualcuno seduto ai tavolini ma la gente in fila per qualsiasi cosa (visto che nei negozi può entrare una persona per volta), distanziata e con la museruola (ovvero la mascherina) mi ha fatto un effetto strano: davvero sarà questo il futuro che ci aspetta?
  
Ieri nella centrale via pedonale stazionavano ben 3 pattuglie di vigili, pronti ad ammonire perentoriamente chi osava avvicinarsi troppo o respirare bene (cioè a viso scoperto). 

Un uomo col cane si è piantato davanti ad una donna in una fila fissandola con un mix di odio e disprezzo. Ha fatto qualche passo avanti poi è tornata a fissarla rivolgendosi alla gente li vicina dicendo retoricamente: e meno male che ci saranno almeno cinquanta canali in televisione che spiegano come mettere la mascherina..! Ignorato dalla donna e dalla gente, l'uomo ha ripreso il suo incerto cammino.

Poi, mentre la fila si allungava e la gente iniziava a socializzare, è passata una signora anziana con un figlio disabile in carrozzina che si è messa ad inveire contro
una donna (la stessa donna di prima) colpevole di avere la mascherina messa male ovvero col naso libero. L'anziana ha voluto attirare l'attenzione di tutti, si è fermata a gridare contro la pecora nera e ha richiamato l'attenzione dei vicini vigili che si sono prontamente prodigati a redarguire la "ribelle" il cui amico ha ricordato all'anziana donna una verità amara ma pur sempre una verità: tutti dovremo morire. Nonostante questo gli animi sono stati calmi dopotutto pensate che i frati trappisti (cistercensi della stretta osservanza) ogni volta che si incontravano si salutavano dicendo così: memento mori ovvero ricordati che devi morire.

Il fatto è che il ritorno alla normalità non c'è stato, almeno per me non è stato così. In ogni negozio in cui si vuole entrare c'è una fila scoraggiante e se si passeggia in centro si è continuamente affiancati da pattuglie a passo d'uomo che inibiscono i normali comportamenti della gente. Inoltre i quasi 30° di ieri rendevano davvero disagevole respirare con le mascherine (e nonostante questo in mezz'ora sono state ben due le persone che hanno inveito contro chi osava mettere fuori il naso).

  • Code
  • clima militare
  • respirazione difficoltosa
  • mascherine
  • gente ostile

la ripresa o il nostro futuro, decidete voi come chiamarlo, è iniziato nel peggiore dei modi.

Quello che mi ha impressionato di più è stata la rassegnazione della gente a queste assurde regole imposte: erano tutti ordinatamente in fila oltre il metro consigliato; rare erano le persone che osavano calare la mascherina, poche quelle che scambiavano due parole col vicino.
E se è vero che ci si abitua a tutto (e la memoria è corta e ci si dimentica come si viveva prima del 10 marzo 2020) il futuro che ci aspetta è tremendo perché le persone sembrano aver perso l'uso della ragione e la volontà di battersi per i propri diritti.

Poi sono tornata a casa e sotto l'arco di una scuola li ho visti lì, in gruppo, mascherine calate, distanze discutibili come la musica sparata di nuovo altissima dai loro altoparlanti... i giovani sono tornati: incoscienti, a volte strafottenti ma almeno non ancora non del tutto contagiati e lobotomizzati dal virus della paura: "Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza". E con la Canzona di Bacco di Lorenzo il Magnifico vi saluto!


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