martedì 4 maggio 2021

La (mia) storia della fotografia


Questa fotografia l'ho scatta nel weekend e ho deciso di condividerla perché mi piaceva molto. Ma prima di raccontarvi perché la trovo speciale, faccio un piccolo excursus

sulla storia della Fotografia, questo procedimento relativamente recente che mai come prima d'ora è stato tanto banalizzato. 

La prima immagine stabile (della veduta da una finestra) fu ottenuta da Joseph-Nicephore Niepce nel 1826! Eccovela:

La prima fotografia di Joseph Nicephor Niepce. Getty Images

Da quel primo tentativo ne è passato di tempo e la Fotografia è passata da essere un'arte per pochi ad una funzione disponibile sul cellulare di ogni persona. Addirittura alcuni moderni cellulari possiedono obiettivi di qualità paragonabile ad alcune macchine fotografiche vere e proprie.

Il fatto che ora però tutti abbiano una fotocamera non ha aumentato il prestigio della fotografia o delle foto, anzi il fotografare è diventato un gesto meccanico e compulsivo che ha finito per banalizzare quella che per me rimane un'arte. Oggi si fotografa di tutto ma senza farci attenzione più di tanto: si inquadra e tac, la cosa è fatta. Magari la si pubblica da qualche parte ma c'è poca attenzione per l'atto stesso del fotografare, per lo studio dell'inquadratura e per la ricerca dei particolari. Figuriamoci poi della tecnica

Una delle cose che mi ha sempre colpito di più del social network Instagram è il fatto che, nonostante sia nato come massimo media per la diffusione di immagini, non sia riuscito ad innalzare il prestigio ed il rispetto per le fotografie. Il colmo per me è osservare come non ci sia quasi mai una riflessione e dei commenti sulle fotografie che vengono scorse una dopo l'altra, compulsivamente, senza che chi le sta guardando si sprechi con più di un tocco/cuoricino. 

La macchina fotografia è stata per me sempre un oggetto speciale. La prima me la regalò mio zio Rocco per la comunione. Alle gite delle elementari ero l'unica ad avere una vera macchina fotografica e quindi è in quegli anni che sono diventata la fotografa dei gruppi e dei ricordi scolastici possedendo quell'oggetto che interessava pochi e che ancora meno avevano. Di solito a quell'età ci piazzavano in mano le kodak usa e getta che "vivevano" giusto la durata del rullino che avevano all'interno. 

Oltre a quella sono riuscita ad avere una Polaroid i-zone che faceva foto istantanee: WOW! Fui un'adolescente felice per mesi fino a quando mi accorsi che le pellicole costavano veramente tanto per le foto che poi uscivano; non la utilizzai molto ma fu comunque un oggetto bellissimo, guardatela qui sotto:

polaroid i-zone!


La prima Macchina fotografica di livello me la regalò un'altra zia per il diploma e avere tra le mani una Nikon mi faceva sentire una vera fotografa! Anche quella andava col rullino e non ho idea di quanti soldi ho fatto spendere ai miei genitori negli anni per sviluppare le foto (sviluppare in negozio un rullino da 24 costava sulle ventimila lire). Quanta rabbia quando qualcuno dei miei amici mi rovinava una foto spingendomi o coprendo l'obiettivo..!

Ci sono stati periodi in cui non uscivo di casa senza la mia (ingombrante) macchina fotografica: ero pronta a cercare di cogliere L'istante che avrei voluto rendere eterno. Ecco per me è questa la fotografia: cercare di cogliere un momento speciale e renderlo eterno

Devo ammettere che anche io, con l'avvento delle macchine fotografiche digitali, sono diventata compulsiva nello scattare, soprattutto in vacanza. Alcuni anni sono tornata a casa con una cosa come tremila foto scattate in tre settimane e rabbrividisco a pensare che quando c'erano i rullini al massimo avrei usato due o tre rullini da 36!

Il mio archivio fotografico è enorme ma sfortunatamente solo poco di ciò che scatto poi viene sviluppato su un supporto cartaceo, dando vita agli album fotografici che mi prendono fino ad alcuni mesi per essere sistemati e personalizzati. 

Ma se siete stati fedeli lettori e siete arrivati fino a qui è ora di parlarvi della foto con cui ho aperto questo post: perché mi piace?

Più che un momento mi ricorda una sensazione speciale: l'aria pulita ed elettrica poco prima di un temporale, l'odore dell'erba bagnata, il suono delle fronde degli alberi, la naturalezza dello scambio di parole con quella coppia di anziani all'orizzonte (con cui ho iniziato a parlare perché sorridevano osservando l'indecisione di Cam sull'entrare o meno nel laghetto), la compagnia della Titti al mio fianco.

Mi piace l'idea che quello nella foto sembri un posto incantato o straniero e che invece sia un posto fisico e reale a venticinque minuti da casa mia, poco fuori l'abitato di una cittadina di provincia.

Mi piace la pace e la rilassatezza che emana e soprattutto mi piace la visione di quelle due persone che sembrano stare bene insieme godendosi la bellezza della vita, in eterno.



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1 commento:

  1. La foto di copertina è veramente bella e sei riuscita a fermare quel momento.
    Cmq grazie a te ho imparato che una foto senza piedi non è una foto. Che quando fotografi uno su una strada devi far vedere la strada per dare prospettiva. Che non puoi metterti troppo vicino...ma neanche troppo lontano.
    Non avevo mai visto la prima foto.

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