giovedì 21 ottobre 2021

Recensione CASA DI BAMBOLA - Henrik Ibsen

immagine dal sito
www.rebaldoria.com
I libri si sa, sono come le ciliegie: uno tira l'altro. E proprio mentre ne stavo leggendo uno ho trovato un riferimento a "Casa di bambola" di Ibsen che mi ha fatto venire voglia di leggerlo. Per chi volesse leggere il 
testo on-line o scaricarlo cliccate sul link di liberliber: casa di bambola

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Nell'edizione che ho letto io, Oscar Classici Mondadori, però c'è una lunga introduzione (trentacinque pagine) a cura di Roberto Alonge che mi ha quasi raffreddato gli animi. Così, lo ammetto, l'ho letta solo in parte per finirla a libro ultimato. Sentivo che mi stava influenzando troppo con le sue teorie e ho voluto invece leggere il testo di Ibsen senza nessuna spiegazione aggiuntiva. 

Pensate che in questa edizione, nella parte finale, sono contenuti anche tre giudizi critici dell'opera: il primo di G. Groddeck, il secondo di S. Slataper e l'ultimo di A. Gramsci con cui mi ritrovo maggiormente nonostante Alonge scriva che: "anche un uomo intelligente come Antonio Gramsci si è fatto depistare dalla dimensione più superficiale del dramma". 

"Casa di bambola" è un testo teatrale scritto da Henrik Ibsen nel 1879 che nel corso degli anni è stato portato in scena nei teatri di tutto il mondo in versioni molto diverse tra loro. L'opera ha pochissimi personaggi ed è lunga circa 170 pagine che si leggono davvero velocemente. 

Al centro di "Casa di bambola" ci sono Torvald e Nora una coppia sposata da otto anni con tre figli. Torvald è un avvocato che sta per assumere un ruolo di rilievo in banca mentre Nora è una moglie devota a marito e... compere. La loro quiete familiare viene compromessa quando (ri)entra nella loro vita Krongstad che

minaccia la donna di far sapere al marito del suo debito (anni prima infatti Nora aveva chiesto dei soldi a Krongstad per pagare un viaggio curativo per il marito). Torvald, senza sapere i precedenti tra Krongstad e la moglie, lo licenzia dalla banca per degli affari loschi e perché… gli da del tu davanti a tutti i colleghi (minando così la sua aura di autorità). Krongstad però, deciso a risalire la "scala sociale", scrive una lettera a Torvald in cui gli spiega di tenerli in pugno. Quando Torvald lo scopre, ripudia la moglie accusandola di essere una stolta inadatta anche a fare da madre ai loro figli per poi rimangiarsi tutto quando Krongstad, su suggerimento dell'amica Linde, restituisce loro l'obbligazione. Qualcosa però ormai si è rotto tra Torvald e Nora che per la prima volta, forse, realizza di essere sempre e solo stata una bambola per il marito (ed anche per il padre). Nora comunica così a Torvald che se ne va di casa, abbandonando consorte e figli per andare a cercare di educare e rispettare i doveri che ha verso se stessa, per cercare di diventare una creatura umana, al pari del marito. 

Quindi mentre Groddeck demolisce il personaggio di Nora definendola "una che gioca con la vita, con le persone, con se stessa" e suggerendo che la stessa alla fine farà ritorno da marito e figli, senza lottare così per i suoi diritti (e quelle delle donne), Gramsci invece elogia quasi la sua volontà di andarsene per "cercare solitariamente se stessa, per scavare e rintracciare nella profondità del proprio io le radici robuste del proprio essere morale, per adempiere ai doveri che ognuno ha verso se stesso prima che verso gli altri".

Penso che in ognuno dei giudizi critici sopra citati ci siano delle ipotesi interessanti ma che la verità non sia una sola: Nora non è una donna infantile e stupida ma neanche un'eroina. Trovo comunque coraggioso la sua "confessione" finale quando affronta il marito per dirgli che in tutti quegli anni non hanno mai parlato di qualcosa di serio e si accorge di essere sempre e solo stata in balia di un uomo che non le riconosce altro ruolo che quello di incubatrice di figli e di oggetto sessuale (emblematica la scena della tarantella dopo cui Torvald la trascina a casa per cercare di fare sesso). 

Cosa sarà successo a Nora una volta sbattuta la porta di casa? Mi piace pensare che, tornando al suo paese natio, abbia trovato la sua serenità ed il suo posto nel mondo non più come bambola in mano a qualche altro uomo ma in mano a se stessa anche se, analizzando epoca e contesto mi sembra difficile che possa essere riuscita a realizzarsi da sola. Rimane il fatto che, seppur difficile, non concordo con Groddeck e non penso che sarebbe tornata a casa. Come non ha fatto Sibilla Aleramo nel suo libro "Una donna" (anche se erano alcuni decenni dopo). 

In "Casa di bambola" c'è anche un terzo incomodo ovvero il dottor Rank amico di famiglia segretamente innamorato di Nora. Il suo personaggio è solo abbozzato: educato, gentile e malato, confida i suoi sentimenti alla donna poco prima di ricevere la notizia che la sua malattia è allo stadio terminale. Nora però si risente quasi di quella rivelazione, preferendo rimanesse nelle fantasie e rifuggendo le avances dell'amico a cui una volta però disse: "ci sono uomini che si amano sopra tutti e uomini coi quali si preferisce stare insieme". Cosa ne pensate?

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