mercoledì 4 aprile 2012

Filastroccheggiando a Vigevano

Era sorta una nuova mattina
non si sentiva nessun canto di gallina
Solo un rumore lo stesso molesto:
era il coniglio che rosicchiava il cesto!
Scavalca scarpe, vestiti e stendini
Raggiungi il bagno a passi piccolini.
Di fronte al water uno strano duca
Un pesce dalla simpatica rossa nuca.
Nuota e sguazza continuamente
Anche quando l’acqua non è più trasparente...
Passi in cucina, senza finestre
Respiri un odore che diresti...equestre.
Invece si tratta di natura pura
Una balla di fieno attaccata alle mura!
Scendi le scale e arrivi alla corte
veloce apri l’ultima di mille porte.
Attraversi la strada "direzione verdura"
lasciandoti alle spalle una tremenda calura.
Arrivi nel tuo negozio preferito
Che ti serve dalla pasta al bollito.
Non fai in tempo a strappare il biglietto
Che una sciura ti passa davanti di getto
Non fa neanche finta di averti vista
E declama al commesso un’infinita lista.
Cambi idea e prendi il pane confezionato
E quando arrivi in cassa senti un boato.
Usare il bancomat crea scompiglio
Solo una linea c’è come appiglio.
Sorridi pensando alla moneta che hai in tasca
Tu si che scamperai da questa burrasca!
Finita la spesa ritorni verso casa
Ti senti strana, un po’ come un’evasa
Sulla destra c’è il bar dei ragazzini
Ogni domenica: quattro cappuccini!
Sono gli unici sempre sorridenti
Rari esemplari di persone non diffidenti.
Il più bello è quando passeggi sotto l’arcata
In mezzo alla gente per una passeggiata
Comunque sei vestita sarai oggetto di attenzione
Manco stessi commettendo chissà quale aberrazione.
Camminare in centro indossando una tuta?
Qui è come deambulare ricoperta di iuta!
Ogni tanto sembra proprio un paesino
Finti sorrisi spezzati da un grissino.
Poi c’è l’uomo sempre davanti alla chiesa,
occhiali scuri ed aria indifesa,
nessuno si ferma per salutarlo
sembrano tutti arrivare da Montecarlo.
Alzo lo sguardo e vedo il castello
Spero sempre di scorger un mantello
Spuntare guardingo da una storica colonna
Armato di un fiore a lottar per la sua donna.
Finalmente in lontananza il mio portone
Grande grosso e di legno marrone.
All’angolo c’è la mia amata Feltrinelli
Ricca di libri, racconti e stornelli.
Faccio tappa lì ogni giorno
Ma adesso forse è meglio che torno
Ho due bestie stupende ed affamate da sfamare
Un mutuo di verdura quotidianamente da pagare.
Faccio i gradini per loro due a due
Sorridendo a pensare a chi mi da del bue.
Sono contenta di questa mia vita
E ringrazio sempre la persona che l’ha abbellita.







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