lunedì 2 aprile 2012

La prima sfida

Ero in terza media e durante l'intervallo incontro in bagno la ragazza della squadra di pallavolo della scuola che più odio. Mi raggiunge alle spalle e mi fa "toc toc!". Mi giro e mi guarda con un sorriso splendente, poi mi dice: "hai visto la mia tuta? E' della Pro Patria, la società in cui gioco, la più famosa di Milano. E tu? Tu che sei così forte, in che squadra giochi?".
Io giocavo a pallavolo solo a scuola e non avevo neanche idea che esistessero le società.
Le risposi semplicemente: "gioco col Gianluca* nella squadra della scuola, ho anche il suo numero!!!".
Ricordo come se ne uscì sgignazzando dal bagno e io che pensavo a cosa cavolo volesse da me, che anche se non giocavo in una squadra ero comunque più forte di lei.
Non so come, nei giorni successivi, altre compagne della squadra della scuola mi parlarono dell'incontro con la nemica nel bagno e mi dissero: se lei gioca in una squadra, perchè non vai a giocarci anche tu? Lo diciamo al nostro allenatore e una sera vieni a fare un allenamento.
Fu così che una settimana dopo ero nella palestra Bacone tra decine di sconosciuti che mi volevano vedere all'opera.
Ricordo ancora che avevo su una maglietta viola. E poi vi scriverò anche perchè me lo ricordo così bene.
Il provino andò bene e all'alba dei miei 13 anni e mezzo, Gennaio 1997, venni presa nell' under14 B della Pro Patria. Insieme alla mia nemica di scuola, che era già lì da Settembre.
Se pochi giorni prima mi odiava in modo silenzioso...l'odio si fece ogni giorno maggiore quando non solo entrai nella sua squadra ma diventai pure titolare! La mia prima doppia soddisfazione.
Tornando alla maglietta viola...
quando ci si accinge a fare uno sport bisogna avere un kit di accessori per l'attività. Quando si pensa alla pallavolo vengono subito in mente le ginocchiere, certo. Ma quando si inizia a praticare uno sport a livello agonistico, biogna avere anche numerosi vestiti adeguati. Fortunatamente per giocare a pallavolo non servono magliette o pantaloncini particolari e la maglia che mi piaceva di più era una maglietta viola di un tessuto strano che mettevo ogni sera. Mi allenavo quattro sere a settimana e...avevo su sempre quella.
Una sera, lo ricordo come fosse ieri, una delle compagne a cui ero più affezionata mi chiese gentilmente: "ma Michy, non sarebbe l'ora di lavarla sta maglietta?!".
E ci tengo a precisare che me lo chiese non perchè puzzassi ma perchè...me la vedeva sempre su!
Invece io già facevo fare gli straordinari a mia madre e gliela facevo lavare e stirare ogni giorno!
Mi fa sorridere ripensare a quel momento in cui avevo una magliettina viola per allenarmi mentre adesso ho gli armadi pieni di magliette che non posso più usare perchè devo indossare quelle della società in cui gioco.
L'approdo in quella nuova realtà significò un enorme impegno non solo mio ma anche della mia famiglia. Nonostante gli allenamenti fossero in orari in cui potevo andare da sola e a poche fermate di metro da casa, la mia nuova attività scombussolò casa. Ora quasi tutte le sere mamma e papà mi venivano a prendere e...sborsavano altri soldi per me.
La nota dolente fu la retta da pagare. Era 500 mila lire. E quindici anni fa erano tantissimi. Essendo metà dell'anno, la società ci propose una quota ridotta: 350 mila lire e in più mi davano la divisa, la borsa e...la mitica tuta! Praticamente un affarone, ahahah!
Per me era un sogno, per i miei l'inizio di un "debito" :-)
Poi fu la volta di scarpe, calze, pantaloncini, ginocchiere...un piccolo mutuo in costante divenire.
Credo però che la Felicità che i miei genitori lessero nei miei occhi fu talmente tanta che non mi fecero mai pesare la scelta e anzi, da allora, sono diventati i miei migliori sostenitori.




*il ragazzino più ambito dell'istituto

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