lunedì 3 gennaio 2022

LA PRATICA DEL FALSO - di Vincenzo Accame

Vecchi e nuovi misfatti in nome della cultura: dai falsari dell'arte ai falsari delle comunicazioni di massa

Questo libro (del 1995) è stato la scoperta più bella del mio 2021, un altro anno che, come il precedente, sarebbe da buttare nel dimenticatoio.

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"La pratica del falso" è avvincente fin dalla Premessa in cui cerca di definire le categorie di vero e falso prendendo spunto dalle rispettive definizioni del dizionario Devoto-Oli. Provate a farlo anche voi a casa, prima di iniziare. Scoprirete presto che le definizioni non aiutano molto, "tanto più che falso rimanda a vero e qui viene coinvolta una realtà effettiva che ci fa piombare nel buio della filosofia dove i rimandi probabilmente s'inseguirebbero all'infinito". 

Accame suddivide questo libro in trentasette piccoli capitoli anche provocatori, se vogliamo. Il primo si intitola: "Quale Gioconda"? e parte dall'idea diffusa, tra molti dei turisti che ogni anno fanno la coda per vederla, che quell'opera sia inimitabile. Accame dice invece che "un qualunque artigiano dotato di mestiere è in grado di eseguire una copia della Gioconda identica" e che invece nessuno dei visitatori è realmente in grado di affermare con assoluta certezza che il quadro sia stato eseguito da Leonardo. 

Quando una persona va in un museo si fida: si fida del museo e di quello che è stato scritto nei libri d'arte su Leonardo. Però nessuno storico può escludere che, in questi secoli che ci hanno separato dalla realizzazione dell'opera, l'originale non sia stato sostituito da una copia, no? Anche perché… lo sapevate che Leonardo affermò in un suo scritto di aver dipinto cinque Gioconde? E che quasi tutti i suoi allievi ne hanno eseguito almeno una copia? Inoltre era uso tra i maestri iniziare

un'opera e farla finire dai suoi allievi (dove inizia e finisce la mano di uno e dell'altro, quindi?). Per non parlare del fatto che ad esempio la Gioconda del Louvre ha subito una serie di manomissioni, interventi successivi ai tempi di Leonardo (tra cui sia cancellazione che aggiunta di particolari del fondo!).

Insomma già dopo sole quindici pagine Accame riesce a sconvolgere il lettore e le sue credenze, quella per esempio di aver dato per scontato che tutto ciò che ha visto in un museo fosse vero e/o originale. Ed è già una bella botta al nostro "sapere", no?

"Dunque ciò che conta non è l'oggetto, ma l'idea che dell'oggetto si ha". Quando una persona va al Louvre a vedere la Gioconda sa già quasi tutto di quell'opera e poco gli interessa la sua qualità perché "il pubblico paga per vederla e vede tutto quello che gli hanno detto di vedervi". 

I punti più alti della sua riflessione secondo me Accame li tocca quando parla dei Media e la pagina qui sotto ne è solo un esempio:


Se pensate poi che questo libro è stato pubblicato ventisei anni fa potete ben capire quanto questo autore fosse avanti nella comprensione dei processi comunicativi e culturali della nostra epoca. 

Un altro concetto interessantissimo trattato da Accame è la traduzione dei testi antichi che, secondo lui, è falsificazione pura in quanto sono giunti attraverso traduzioni, ricopiature e manipolazioni varie giungendo a noi quasi sicuramente in modo diverso da come pensati dai loro autori. 

Oppure Accame mette nero su bianco il fatto che "gran parte della storia della critica d'arte è soltanto un susseguirsi di opinabilissime opinioni, costruite sui precedenti di… altre opinioni". 

Ne "La pratica del falso" Accame parla anche degli scrittori, quelli definiti da best seller che non fanno altro che "riscrivere sempre gli stessi romanzi, ripetendo le stesse formule narrative" (cosa che infatti avevo notato anche io con Ken Follett!). 

Tra gli artisti elencati ed analizzati in questo libro troviamo Duchamp, Piero Manzoni con la sua merda d'artista, Lucio Fontana e i suoi buchi, Modigliani e le sue teste…

Tra gli scrittori c'è un intero capitolo dedicato a Umberto Eco e al suo "Il nome della rosa": se non l'avete letto non sentitevi in colpa. 

L'attualità e la potenza dello scritto di Accame si ritrova tutta nel capitolo "La manipolazione del messaggio", leggete qui:


E il diciannovesimo capitolo: "Tra distorsione, ignoranza e ineffabilità" è inquietante da quanto sia attuale (se pensate poi che internet non aveva ancora preso piede come oggi!): 


Cit: "le masse sono indiscutibilmente ignoranti, perché non si è fatto nulla per educarle. E non ci stupisce, visto che per secoli l'analfabetismo è stato protetto, perché è più facile tenere sottomesso un popolo analfabeta che un popolo colto e quindi dotato di maggiori capacità di ragionare". 

La seconda parte del libro è dedicata alla pubblicità, alla scuola e all'assegnazione delle cattedre, agli sponsor, alla composizione della giuria dei premi letterari (equamente distribuiti tra le varie case editrici, spesso ancora prima della presentazione dei libri) e alla scienza (anzi alla scienza che mente). 

Visti appunto questi ultimi due anni in cui se ne sono sentite di ogni relativamente ad un virus che ha cambiato il nostro modo di vivere e relazionarci, Accame dal lontano 1995 consiglia la lettura del libro "Le bugie della scienza" di Federico di Trocchio libro pubblicato nel 1993 col sottotitolo: Perché e come gli scienziati imbrogliano. Libro che sono riuscita a trovare tra le svendite e di cui vi dirò qualcosa prossimamente.  

Tornando alla scienza, Accame scrive così: "pensando all'enorme giro di affari che coinvolge le terapie contro i tumori, si potrebbe persino presumere che chi scoprisse davvero un farmaco efficace rischierebbe la crocefissione. Per anni sono rimasti in commercio farmaci ormai ritenuti pericolosi: ma non si poteva interrompere il corso produttivo e privare l'industria farmaceutica dei suoi cospicui guadagni. Non per caso in Italia un Duilio Poggiolini è riuscito ad accumulare ingenti fortune, facendo autorizzare l'immissione sul mercato di farmaci inutili o dannosi". Se sono numerosi i casi nella storia che parlano di queste situazioni perché una persona che dubita degli scopi (e degli ingenti interessi dietro ogni nuova terapia) delle case farmaceutiche viene bollata come complottista e negazionista?

Anche la conclusione del libro è particolare perché Accame la definisce in verità inconclusione! "I media si sono impadroniti di ogni aspetto, anche più intimo, della nostra esistenza. Persino le diatribe di famiglia, ormai, si risolvono sotto l'occhio delle telecamere. Ciò che marito e moglie, madri e figli, non riescono a dirsi faccia a faccia, se lo dicoo attraverso il teleschermo. Tutto ciò che non passa per il teleschermo non esiste! Per le masse soltanto i media sanciscono la realtà delle cose. Lasciamo vivere felici tutti coloro che credono che la vita sia tutto ciò che fa spettacolo".

Insomma secondo me La pratica del Falso è un grande libro ed il nome di Vincenzo Accame merita di essere conosciuto e lodato.

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