lunedì 14 marzo 2022

Recensione di CHIEDI ALLA POLVERE di John Fante

A metà lettura ho rigirato per bene questo libro tra le mani perché mi era venuto un dubbio: sapevo che l'aveva scritto Fante ma mi ricordava lo stile di qualcun altro e verso la fine mi è venuta come un'illuminazione: Bukowski, ecco chi mi ricordava!

Poi ho scoperto non solo che Bukowski fu influenzato dallo stile di Fante ma che contribuì a "riscoprirlo" negli anni '80 dopo un periodo in cui sembrava che Fante fosse finito nel dimenticatoio.

Quindi "Chiedi alla polvere" di John  Fante mi ha ricordato "Panino al Prosciutto" di Charles Bukowski ma a differenza di quest'ultimo mi ha creato anche un bel po' di fastidio. Prima di spiegarvi perché, vi riassumo brevemente la trama di questo libro che fu pubblicato per la prima volta nel 1939. Questo dato secondo me è fondamentale per "inquadrare" l'opera.

Arturo Bandini è un ventenne che sogna di diventare scrittore. Vive in una pensione malandata senza sapere come pagare l'affitto e senza in realtà preoccuparsene molto. Ogni esperienza è buona per farla rivivere in un racconto e Arturo gira Los Angeles in lungo ed in largo alla ricerca di emozioni; quando pubblicano il suo "Il cagnolino rise" si sente l'uomo più importante del mondo: finalmente è uno scrittore. Neanche il tempo di incassare l'assegno però che

Arturo ha già sperperato tutti i soldi in cibo, bevute e... donne. In verità quello di Arturo non è un vero e proprio andare a puttane perché di sesso ne fa poco, anzi non ne fa proprio (non si capisce se perché impotente o perché "religiosamente bloccato"). Un giorno incontra la cameriera Camilla e se ne innamora perdutamente. Il problema è che Camilla è sembra messicana e in lui convive il doppio desiderio di umiliarla e di amarla. Il loro rapporto procede in modo delirante tra romantiche dediche e litigate furiose perché Arturo è incapace di lasciarsi andare totalmente e sembra godere solo dell'"ideale" Camilla mentre lei frequenta Arturo solo perché Sammy (di cui è innamorata) non la vuole. Il loro rapporto sembra inevitabilmente destinato alla distruzione e mentre ad Arturo viene pubblicato un libro, Camilla si da alle droghe e viene rinchiusa in manicomio. Il ragazzo però non riesce a stare lontano dalla sua amata e la riempie di regali e la cerca ovunque fino a quando un giorno, davanti alla casa nel deserto di Sammy, non la trova più.

Poco sopra ho scritto che questo libro mi ha creato del fastidio ed ora vi spiego perché: nonostante in "Chiedi alla polvere" ci siano delle frasi che ho trovato splendide, poetiche, forti ed evocative allo stesso tempo, tipo:

  • che importa possedere il mondo intero se poi si soffre per la perdita della propria anima?

  • la storia che ha scritto sul tuo occhio sinistro è un capolavoro

  • recava i segni della sua esistenza febbrile, che la rendevano parte di un progetto senza speranza

  • con Camilla presente quel posto sarebbe stato parte di un sogno, senza di lei era solo una casa

sono anche rappresentate delle scene molto aggressive verbalmente e quasi sempre rivolte a Camilla. Il protagonista infatti sembra che, non riuscendo ad avere il suo interesse ricambiato, si diverta quasi ad umiliare costantemente quella povera ragazza. Il loro rapporto diventa quindi per me inverosimile perché credo che nessuna donna accetterebbe mai di farsi trattare in quel modo per più di una volta. Ma forse mi sbaglio io…

"Chiedi alla polvere" è un romanzo molto maschile e la maggior parte degli elogi che ho letto nel libro e su internet gli arrivano da uomini. Credo che sarebbe interessante chiedere un'opinione di questo testo ad un collettivo femminile! Perché se da una parte è innegabile la forza del testo, dall'altra il personaggio di Arturo Bandini finisce per diventare un sadico vigliacco che gode ad umiliare la gente (anzi le donne verrebbe da dire e che oltretutto perde il suo "fascino" pagina dopo pagina). 

Dopo cinquanta pagine Fante spiega così il "paradosso di Bandini" ovvero la vittima di razzismo che è razzista a sua volta: 




Il modo di comportarsi di Bandini mi ha lasciata perplessa e l'ho trovato quasi sempre eccessivo e raramente interessante nel senso che è un personaggio che non mi sarebbe mai piaciuto incontrare nella vita reale. Eppure, nonostante questo, è stato un libro che mi è piaciuto leggere.


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